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Opinioni

Il ritito della banconota da 500 euro non serve a combattere l’evasione

Il ritiro delle banconote da 500 euro non servirà tanto a combattere l’evasione e il malaffare, quanto a rafforzare il controllo della Bce sull’economia, attraverso la leva sempre più dirompente dei tassi negativi. I cui effetti rischiamo di scontare tra qualche decina di anni molto dolorosamente…
A cura di Luca Spoldi
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Tassi sempre più negativi in vista per l’Europa? Ne sono convinti gli analisti di Lombard Odier che danno una interpretazione decisamente singolare e per questo interessante della recente decisione presa dalla Bce di procedere al ritiro dalla circolazione, a partire dal prossimo anno, della banconota da 500 euro. La decisione “ha enormi implicazioni sul comportamento e la forma della futura politica monetaria” e dunque è “ben oltre” una misura antiriciclaggio. Perché? Perché La liquidità in contanti “è il peggior nemico dei tassi d’interesse negativi” e pertanto l’azione della Bce “non solo segnala un ulteriore dominio delle banche centrali, ma anche una maggiore probabilità di tassi d’interesse ancor più negativi in futuro”.

Come detto più volte, se avete acceso o volete accendere un debito questa potrà sembrarvi una buona notizia, ma ogni medaglia ha due facce e così non vi dovrete stupire che oggi i Bot a 12 mesi che il Tesoro italiano ha agevolmente collocato per 6,5 miliardi abbiano fatto segnare l’ennesimo minimo storico in termini di rendimenti, sempre più negativi e pari a -0,14%, come dire che il Tesoro si fa pagare il “piacere” di tenervi parcheggiata la liquidità o, se volete, che l’ammortamento del debito pubblico potrebbe essere fatto (deflazione permettendo, ovviamente) col contributo dei suoi creditori e non per particolari virtù del debitore.

Ma torniamo alla spiegazione del perché ritirare le banconote da 500 euro, che il Movimento 5 Stelle qualche tempo fa segnalava essere una sua “vittoria” (questo il link), significa rendere ulteriormente negativi i tassi e cosa ciò comporti. Limitando la quantità di banconote da 500 euro in circolazione, anzi di fatto limitando a 100 euro il taglio di maggior valor delle banconote in circolazione, Mario Draghi di fatto fa sì che conservare denaro contante sia più costoso che tenerlo in banca e quindi prova a regolare la quantità di contante che i risparmiatori possono detenere.

Le banche da parte loro, impegnate come sono nel cercare di recuperare redditività dove possono (le trimestrali di Banco Popolare e Bpm, anche stasera in forte calo in borsa a Milano, sono solo le ultime testimonianze di come stiano venendo meno i proventi da intermediazione e stiano calando anche quelli legati al risparmio gestito), a fronte di tassi sempre più modesti sugli impieghi (mutui e prestiti vari) sono tentate di trasferire il tasso negativo anche sui depositi della clientela, visto che sui depositi che esse stesse detengono presso le banche centrali da oltre un anno ricevono un tasso negativo, ossia debbono pagare le banche centrali stesse per detenere la loro liquidità (il mondo alla rovescia di cui si diceva ieri).

Ma se sia in forma cartacea sia in forma elettronica la liquidità non solo non rende nulla ma anzi ha tassi nominali negativi, cosa può fare un risparmiatore se non convogliarne una parte sempre maggiore a utilizzi “a rischio”? E infatti nonostante le turbolenze viste a inizio anno, mercati azionari come Wall Street sono già tornati sui massimi storici, quelli europei sono poco sotto di essi, persino quelli emergenti hanno recuperato buona parte delle perdite. Mentre i bond vedono da anni rendimenti sui minimi storici (e quindi prezzi sui massimi, altrettanto storici) e persino i bond ad elevato rendimento, quelli di emittenti meno solidi, da mesi sono comprati a piene mani da investitori istituzionali come fondi comuni e persino fondi pensione, che rischiano di ottenere risultati davvero miserrimi da qui a 30 annin se il quadro non cambierà.

Concludono gli esperti di Lombard Odier:in una situazione estrema, una società senza contante consente di non avere limiti sui tassi d’interesse negativi, poiché cessano di esistere gli asset a rendimento zero. Questo può essere gradualmente ottenuto aumentando i costi di stoccaggio del contante, condizione che l’eliminazione di banconote di grosso taglio chiaramente consente di raggiungere” più agevolmente. Non solo: “lo strumento dell’interesse negativo sarà probabilmente importante se e quando il ciclo economico globale si invertirà” (tornando a calare, ndr), “richiedendo un’altra dose di politiche di sostegno. A quel punto, l’assenza della banconota da 500 euro potrebbe dimostrarsi molto utile per chi decide tali politiche”.

In ultima analisi questo significa che il dominio dello stato e delle banche centrali sull’economia è destinato a crescere, con buona pace di coloro che credono al libero mercato. “Le variabili monetarie nominali, infatti, sembrano ora essere un’imposta diretta sui risparmiatori, che richiede un’ulteriore ridistribuzione della ricchezza per ottenere gli obiettivi macroeconomici di alto livello”. Se non l’avevate capito il conto alla fine lo pagherà sempre Pantalone, ossia tutti i risparmiatori, perché vedranno aumentato in un modo o nell’altro i costi di natura fiscale o bancaria che sia che gravano sui loro risparmi.

Questo significa anche che a oltre sette anni dall’esplosione della crisi finanziaria del 2008-2009 i governi stanno per vedersi sottratta anche la politica fiscale, che così malamente finora hanno usato, incapaci di utilizzarla per favorire il rinnovamento dell’economia e della società. Sapranno fare meglio un piccolo numero di banchieri centrali? C’è da augurarselo, ma la cosa è tutto meno che certa visti gli scarsi risultati ottenuti fino ad ora; ove anche fosse, non pare di certo essere una “vittoria politica” di cui alcuno possa andar fiero.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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