Non ci sono dubbi sul fatto che l'accordo raggiunto nella tarda serata di ieri nella Giunta per le Elezioni di Palazzo Madama sia un compromesso efficace allo scopo di non far precipitare una crisi di Governo che comunque resta eventualità tutt'altro che remota. Il rinvio, ottenuto anche grazie alla "melina" del relatore Augello (che come denunciano i membri M5S si è "rifiutato di consegnare le conclusioni"), sostanzialmente consente al Popolo della Libertà di guadagnare tempo prezioso per il lavoro dei "pontieri" ed al Pd di rivendicare lo "snellimento della procedura", come dichiara ai nostri microfoni Stefania Pezzopane. Tecnicamente poi, il voto unico e la discussione nel merito accontenta anche il Movimento 5 Stelle, che immagina di poter arrivare al voto in tempi ragionevoli.
Ma è soprattutto il compromesso voluto dal Governo e dal Quirinale. Perché a ben vedere non è solo una questione di tempo (non è infatti dato sapere quale sarà il decorso dei lavori della Giunta, ma teoricamente non si dovrebbe andare ad oltranza), ma di segnali. Segnali sulla possibilità che il Governo, infatti, superi la burrasca sono infatti arrivati sia da Palazzo Grazioli che dal Nazareno, come ha potuto constatare lo stesso Letta negli incontri blindati avuti con Alfano (e i ministri azzurri) ed Epifani. Da una parte infatti l'incessante lavoro delle "colombe" sembra produrre i suoi frutti e più di una indiscrezione parla di un Silvio Berlusconi che starebbe riflettendo sul "passo decisivo" (ancorché dolorosissimo per lui): accettare la decadenza, scegliere l'affidamento in prova ai servizi sociali e chiedere la grazia. Certo, con precise garanzie da parte del Colle (che arriverebbero, al di là dei canali ufficiali) e del Governo, anche in relazione alla situazione patrimoniale della sua famiglia. Dall'altra invece sono arrivati quei "segnali" che il Pdl chiedeva: la rinuncia del Pd ad ogni forzatura e una generica disponibilità ad una lunga discussione in Giunta.
Non è molto, ma è tutto ciò di cui ha bisogno il Governo in questo momento. Ed è il massimo che la regia di Napolitano potesse garantire in queste condizioni. Del resto, il Capo dello Stato è da tempo fermo sulla sua posizione: il Governo Letta è il meglio per il Paese e non sono all'orizzonte ipotesi alternative. E, come riportano voci autorevoli, nessuna pregiudiziale ad un provvedimento di clemenza nei confronti del Cavaliere, purché ci sia l'impegno a superare l'instabilità politica ed economica. Dunque, il ritornello è sempre lo stesso: il Governo deve durare, portando a casa legge di stabilità e riforme elettorale e costituzionale ed onorando al meglio il semestre di Presidenza dell'Unione Europea. E, ancora una volta, la palla è nel campo di Berlusconi.