Il Riesame cambia tutto: Berlusconi istigava Tarantini a mentire
Le cose per Berlusconi si complicano tremendamente. Ieri, un po' a sorpresa, il Tribunale del riesame ha ribaltato la posizione del Cavaliere con la conseguenza che da parte lesa diverrà quasi sicuramente indagato. Una ricostruzione, quella del Riesame, molto chiara: Berlusconi avrebbe istigato Gianpaolo Tarantini ad assumere- da quando a Bari venne avviata l'inchiesta per favoreggiamento della prostituzione (2009)- condotte reticenti o mendaci davanti alla giustizia, promettendogli in cambio "cospicue e continue dazioni di denaro e altre utilità". Berlusconi potrebbe quindi essere indagato per il reato previsto dall'articolo 377 del codice penale, punito con la reclusione da 2 a 6 anni.
Nell'ordinanza di 30 pagine si legge infatti che "la condotta processuale fin dall'origine assunta da Tarantini volta a tenere il più possibile indenne il presidente del Consiglio Berlusconi dai verosimili danni alla sua immagine pubblica derivanti dalla divulgazione dei risvolti più sconvenienti è indotta dalla promessa (anche tacita o per facta concludentia) da parte del premier di farsi carico, dal punto di vista economico in senso lato, della situazione di Tarantini". La promessa, anche tacita, secondo i magistrati sarebbe scaturita dalla "piena consapevolezza" del premier- confermata dalle conversazioni tra Tarantini e Patrizia D'Addario- che le ragazze che l'imprenditore pugliese portava alla sua corte erano delle escort. Le dazioni di denaro, in parole povere, sarebbero servite ad ottenere il silenzio di Tarantini su vicende imbarazzanti per il Presidente del Consiglio.
I magistrati del Riesame ritengono quindi che non ci sia stata alcuna estorsione da parte dell'imprenditore pugliese ai danni di Berlusconi, così come inizialmente previsto dalla Procura di Napoli e, per questo motivo, hanno disposto l'annullamento dell'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. Tarantini è stato ritenuto non punibile, mentre sua moglie totalmente estranea ai fatti.
Il Riesame ha stravolto il processo anche per quanto riguarda la competenza territoriale: nell'ordinanza, infatti, si legge che l'inchiesta dovrà lasciare Napoli per approdare a Bari e non a Roma, così come aveva disposto il giudice per le indagini preliminari Amelia Primavera. La sola cosa che non è cambiata è la posizione di Valter Lavitola, definito come un doppiogiochista e una "personalità decisamente allarmante", capace "di continuare a delinquere pur trovandosi dall'altro capo del mondo".
E Berlusconi grida nuovamente al complotto. Il Presidente del Consiglio, in un passaggio della lettera scritta a Don Gelmini, scrive che "governare l'Italia in mezzo alla crisi mondiale è particolarmente difficile, mentre ci sono molti ambienti, giudiziari, politici e giornalistici, che lavorano per distruggere, calunniare, sabotare invece che per costruire nel comune interesse della nostra Italia".