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Il reato di immigrazione clandestina è stato abolito. E non ci mancherà

Approvato l’emendamento del Governo che nei fatti abolisce il reato di clandestinità. Che ha fatto solo danni, fin dalla sua approvazione.
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Come ormai noto, l'introduzione del reato di immigrazione clandestina (che prevede un’ammenda da 5.000 a 10.000 euro per lo straniero che entra illegalmente nel territorio dello Stato) è dovuta alla  Legge 15.07.2009 n° 94 , pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 24.07.2009. Si tratta della disciplina, "come autonoma ipotesi di reato della condotta dello straniero  che “faccia ingresso” ovvero “si trattenga” nel territorio dello Stato in violazione delle prescrizioni del Testo Unico sull'immigrazione". Come sottolineato fin da subito (si legga "Il reato di immigrazione clandestina nell'ordinamento italiano", di Cecilia Valbonesi), "dal punto di vista teorico, la fattispecie sembra configurarsi quale reato di sospetto, in quanto la ratio “nobile” della punibilità risiederebbe, in realtà, nel sospetto che il clandestino possa rappresentare un tipo di autore maggiormente incline a commettere reati". È ovviamente doveroso chiarire che si tratta di una pena "esclusivamente pecuniaria", che va a sovrapporsi perfettamente alla normativa sulle espulsioni, che non viene toccata da questo intervento normativo. In sostanza, dunque, l'introduzione del reato di clandestinità sembrerebbe aver avuto unicamente una funzione deterrente o quantomeno "l'intento di allontanare lo straniero dal territorio italiano".

In tal senso si è trattato innegabilmente di un provvedimento che ha aggravato il carico di lavoro delle forze dell’ordine e degli uffici giudiziari, primi fra tutti quelli dei giudici di pace, cui era devoluta la competenza a giudicare il reato in esame. Una ulteriore contraddizione della norma è poi da individuarsi nell'elemento della clandestinità, la cui collocazione (citiamo sempre la Valbonesi), "evidenzia come il legislatore abbia voluto sanzionare non le modalità della condotta o le finalità della stessa, ma una condizione personale del colpevole, quale “soggetto illegalmente presente sul territorio nazionale al momento della commissione del reato”. Rilievi peraltro più volte evidenziati dalle istituzioni europee.

Il punto è riconoscere come è nato il provvedimento e per rispondere a quali istanze. Ed è evidente come si siano preferite "politiche sanzionatorie di stampo populista, volte ad assicurare il controllo sociale attraverso la punizione dei nuovi soggetti pericolosi, percepiti come nemici della sicurezza dal ceto medio che difende nevroticamente i suoi privilegi". Politiche del tutto inconcludenti, sia chiaro. E a dirlo sono sindacati di polizia e giuristi di varia area e provenienza. Insomma, un aspetto di una legge controversa, sul quale comunque si è fatta molta propaganda nelle ultime settimane.

Dopo una lunga discussione parlamentare, intervallata dall'ostruzionismo della Lega Nord (tra l'altro il dibattito nell'aula del Senato ha fatto segnare un nuovo record di insulti e minacce, con toni deprecabili da entrambe le "parti"), è passato l'emendamento del Governo che riprende in parte quello dei grillini Cioffi e Buccarella all'interno della legge "Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili". Nella sostanza (e fatta salva l'eccezione per i recidivi, oltre che la valenza penale ogni violazione di provvedimenti amministrativi emessi in materia di immigrazione) si tratta della trasformazione del reato in illecito amministrativo, ma il senso profondo della decisione del Senato è un altro. Un emendamento che quindi cancella il reato di clandestinità, riporta il nostro Paese nel novero degli altri paesi occidentali e non rappresenta alcun cedimento nei confronti dell'immigrazione clandestina. In effetti, se solo provassimo a staccarci dalla propaganda e leggessimo ad esempio le parole dei promotori dell'emendamento 5 Stelle, potremmo renderci conto che l'intento è un altro: "Con questo emendamento le espulsioni dei cittadini irregolari potranno procedere per via civile, senza inghippi, senza inutili spese burocratiche (che gravano sulle tasche dei cittadini italiani), chi troverà persone in mezzo al mare potrà salvarle senza incorrere in nessun tipo di reato. Non lasceremo più morire nessuno in maniera inumana, ci sarà più sicurezza, più legalità e più umanità".

E, ma questo lo aggiungiamo noi, toglie l'automatismo del "marchio dell'infamia" a chiunque entri illegalmente nel nostro Paese. Consentendoci di riportare il dibattito sull'immigrazione nei limiti della decenza e dell'umanità.

AGGIORNAMENTO – La Camera ha confermato il sì al provvedimento, "abolendo" di fatto il reato di clandestinità: resta penalmente rilevante solo il reingresso in violazione di un provvedimento di espulsione.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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