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Il prete non celebra il funerale di domenica: “È il giorno in cui il Signore si riposa”

L’amarezza di un uomo di Pietrasanta, in Versilia, che ha perso la moglie dopo una lunga malattia: “Avrei voluto darle l’ultimo saluto nella chiesa in cui ci siamo sposati, ma per il prete la domenica è il giorno delle cerimonie, non si celebrano neanche i matrimoni. Ma come si può scegliere un giorno per morire?.
A cura di Biagio Chiariello
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“Come si può scegliere un giorno per morire? Ho solo rabbia e dolore dentro di me”. Non si dà pace Angelo Rovai, di Pietrasanta, in Versilia: sua moglie, Laura Bresciani, è morta, dopo una lunga malattia, venerdì scorso, all’età di 56 anni. L’uomo racconta a Il Tirreno che avrebbe voluto darle l’ultimo saluto due giorni dopo, domenica 22, ma qualcosa è andato storto. “Volevamo celebrare il suo funerale nella chiesa dove ci eravamo sposati: quella dei Frati, dedicata a san Francesco. Ma il parroco ha detto di no. Il motivo? A suo dire la domenica, giorno scelto per la cerimonia, non si fanno messe per funerali. Così come non si celebrano matrimoni”. Il prete avrebbe quindi negato la chiesa a Rovai, “appellandosi a non so quale indicazione della Curia e offrendo il lunedì come prima data utile per la cerimonia funebre. Ma lunedì 23 Laura doveva essere cremata e poi non volevamo tenerla 3 giorni nella camera mortuaria” spiega ancora il vedovo.

Alla fine il funerale si è tenuto nella cappellina della Croce Verde: “un luogo di culto piccolissimo, che non poteva accogliere tutti coloro, ed erano tanti, che volevano dare un ultimo abbraccio a mia moglie” dice l’uomo. C’è grande amarezza nelle sue parole: “A me tutto questo non sembra giusto. La casa del Signore, per chi è credente, deve accogliere nel giorno dell’addio chiunque, a prescindere se è domenica o meno”. Rovai ha chiesto chiaramente spiegazioni all’uomo di chiesa: “Mi ha detto che la domenica il Signore si riposa. Ed io, ascoltando quelle parole, ho perso il controllo: eravamo al telefono, ho cominciato a urlare, a dire parole che a mente fredda non avrei detto. E infatti gli ho chiesto scusa. Ma lo stupore e l’amarezza restano” ammette.

I due si sono poi incontrati e parlati, sabato scorso. “È venuto all’ospedale Versilia, a dare un’ultima benedizione alla mia Laura: io non ce l’ho con lui, ma davvero non capisco. Questa non è la chiesa in cui noi ci riconosciamo. Dopo una vivace telefonata con il presidente della contrada Africa-Macelli Emiliano Bibolotti, sempre nella giornata di sabato, don Francesco ha fatto un piccolo passo indietro, dicendo che avrebbe aperto le porte, sempre di domenica, della chiesa dei Frati: ma ormai era tardi. I manifesti mortuari erano già stati stampati, così tutta la gente sapeva che la cerimonia sarebbe stata officiata nella cappellina della Croce Verde. Ma perché quel sì, eventuale, tardivo? Perché negare la chiesa con tanta risolutezza e con motivazioni inaccettabili? Lo ribadisco: non si può scegliere un giorno per morire: ci vuole comprensione e sensibilità nel momento del dolore. Soprattutto da parte di un religioso”.

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