Il presidente Grasso lascia il Pd: protesta contro l’approvazione del Rosatellum a colpi di fiducia
Il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha deciso di lasciare il gruppo parlamentare del Partito Democratico e di passare al Misto. Secondo quanto si apprende da iniziali indiscrezioni – successivamente confermate dal capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda – pare che la scelta del senatore ormai ex dem sia una sorta di risposta all'approvazione della legge elettorale sulla quale l'esecutivo Gentiloni ha posto ben cinque questioni di fiducia. Il presidente Grasso nelle scorse settimane ha cercato in ogni modo di evitare che il governo ponesse le questioni di fiducia al Senato per accelerare l'approvazione della legge, neutralizzando di fatto la discussione parlamentare come accaduto solo qualche settimana prima anche alla Camera. La decisione del governo ha scatenato un'accesissima polemica politica, esplosa e deflagrata anche in Aula.
Durante la votazione del Rosatellum, il senatore del Movimento 5 Stelle Vito Crimi ha invitato il presidente Grasso a dimettersi per bloccare la riforma della legge elettorale: "Dimettiti se hai la schiena dritta, come fece il presidente del Senato nel 1953. Non renderti complice di questo scempio. Sarebbe una medaglia da appuntare al petto". Grasso sul momento però replicò solamente con un laconico: "Può essere più duro resistere che abbandonare con una fuga vigliacca. Non tutti sanno i motivi che mi hanno spinto a rifiutare una candidatura alle regionali in Sicilia, è stato per il senso delle istituzioni che ho e che mi obbliga a mettere da parte convincimenti e malesseri, non ho bisogno di medaglie".
Ora però, a distanza di qualche ora dall'approvazione definitiva della legge elettorale, il presidente Grasso ha formalizzato le sue "dimissioni" dal gruppo parlamentare del Pd, lasciato per entrare nel Misto, e le tempistiche paiono corroborare le indiscrezioni.
Le reazioni politiche
"La motivazione della scelta del presidente Grasso di lasciare il gruppo parlamentare del Pd la capiremo nei prossimi giorni, certo è una scelta che amareggia, non c'è nessun dubbio. Se il tema fosse quello della legge elettorale, sono convinto che avremmo buoni argomenti per spiegare il perché delle nostre scelte", ha commentato il ministro Maurizio Martina ospite a Otto e Mezzo.
"Grasso ha lasciato il Pd? Forse poteva farlo prima. Forse poteva fare qualche gesto un pò più importante, come abbiamo più volte detto. Oggi è tardivo. Troppo tardivo", ha invece evidenziato il pentastellato Vito Crimii, sostenuto dal compagno di partito Danilo Toninelli: "Suona come una presa in giro colossale. Avesse avuto coraggio si sarebbe dimesso da presidente prima delle fiducie". "La decisione di Grasso è clamorosa ma anche lui si è reso conto che questo partito ha portato avanti manovre da golpisti istituzionali, cose fatte da uno squallido golpista e bulletto", ha invece commentato Di Battista.
"Il presidente Grasso mi ha comunicato per telefono la decisione di dimettersi dal gruppo del Pd poco prima di renderla nota. Per me è stata una notizia inaspettata e in nessun modo prevedibile. Per quanto mi ha detto, il senatore Grasso si è dimesso dal gruppo del Pd principalmente perché non condivide la linea politica del partito e, in particolare, le decisioni sulla legge elettorale. Mi ha detto che se non fosse stato presidente del Senato e avesse dovuto votare, non avrebbe votato né la legge né la fiducia sugli articoli. Peccato. Le sue dimissioni vengono dopo una lunga collaborazione. Qualche mese fa anche io avevo insistito con Grasso perché si candidasse alla presidenza della Regione Sicilia. La settimana scorsa gli avevo chiesto a nome del partito di candidarsi in un collegio da lui scelto alle prossime elezioni politiche. Mi ha detto che doveva pensarci, ma non ho mai avuto l'impressione di una sua distanza dal Pd. Mi ha fatto piacere che Grasso mi abbia detto che i nostri buoni rapporti personali continueranno ad essere tali", ha dichiarato il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda.