Il Pd scarica Renzi? L’ipotesi di Rosato: “Gentiloni possibile candidato premier”
Ieri il candidato premier del M5s Luigi Di Maio ha deciso di annullare il confronto tv con Matteo Renzi sostenendo che non è più lui il leader e il candidato alla presidenza del Consiglio del Pd dopo la sconfitta dem in Sicilia. Oggi le dichiarazioni di Di Maio sembrano aver colto nel segno, tanto da essere addirittura alcuni esponenti dello stesso Pd a mettere in discussione la leadership di Renzi e la sua candidatura a premier, come previsto dallo statuto del partito: il segretario è anche il candidato alla presidenza del Consiglio. Ma questa volta il Pd potrebbe valutare di cambiare la sua strategia. Almeno questo è quanto emerge dalle parole dei due capogruppo del partito alla Camera e al Senato. Da una parte, Ettore Rosato sottolinea come il nome di Paolo Gentiloni possa essere spendibile come candidato a Palazzo Chigi; dall’altro Luigi Zanda chiede un passo indietro a Renzi sostenendo che vada superato il doppio ruolo di segretario del Pd e candidato premier.
“Abbiamo bisogno dell'alleanza più ampia possibile, con un programma concordato. Abbiamo Paolo Gentiloni che oggi è a Palazzo Chigi ed è un nome spendibile. Ce ne sono tanti di nomi spendibili e Renzi lo ha detto chiaramente a Napoli: lavoro per portare il Pd a Palazzo Chigi e non per portare Matteo Renzi”, ha detto Rosato lasciando intuire che il nome di Gentiloni potrebbe essere utile per provare a creare un consenso più ampio in una eventuale coalizione a guida Pd. Il capogruppo dem alla Camera ha parlato a Radio Anch’io, su Radio1, rispondendo a chi gli chiedeva se dopo la sconfitta in Sicilia Renzi rischiasse di non essere più il candidato del Pd: “Penso che abbiamo bisogno dell'alleanza più larga possibile – replica Rosato – non c'è un leader della coalizione ma ogni partito farà la sua corsa, si vedrà dopo le elezioni chi ha preso più voti. Lo stesso accade nel centrodestra”.
Il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda chiede invece a Renzi di ripensare al doppio ruolo di candidato premier e segretario del partito: “Io non sono mai stato renziano però l'ho sostenuto con lealtà. Il nostro statuto prevede che segretario e candidato premier siano la stessa persona. Solo Renzi può spezzare questo legame. Lo ha fatto un anno fa con Gentiloni e ha funzionato, ha fatto bene al partito, al Paese e a Renzi stesso. Se vuole scindere le due figure Renzi lo può fare ancora. È Renzi e solo Renzi che deve valutare se in questa fase convenga che lui sia segretario e anche candidato presidente. Se il prossimo governo sarà di coalizione il presidente del Consiglio dovrà essere indicato da tutti gli alleati. Solo Renzi può decidere considerando tutti questi elementi”.
Più morbida la linea di Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali, intervistato dal Corriere della Sera: “Non avrebbe senso una resa dei conti nel Pd che infatti non ci sarà”. “Credo – continua Franceschini – sia necessario trovare un minimo comun denominatore tra centristi, Pd e sinistra di governo: insieme potremo essere competitivi, divisi saremo colpevoli”. Poi Franceschini assicura: “Il Pd avrà come candidato il proprio segretario, come dice lo statuto, mentre il campo di governo alla sinistra del Pd ne indicherà un altro. Stessa cosa potranno fare i centristi. In questo quadro di competizione, le forze potrebbero essere sommate e non si eliderebbero”. Il ministro dei Beni culturali rilancia quindi l’ipotesi di una alleanza a sinistra, ma in modalità diverse rispetto al passato: “Parlo di un'alleanza, non mi rifaccio alle esperienze dell'Ulivo e dell'Unione. Non ci sono le condizioni né il tempo per poter riproporre simili modelli. Ma ognuno con il proprio simbolo e il proprio leader potrebbe collaborare alla costruzione di un'alleanza”.
Diversa la posizione di Michele Emiliano, governatore della Puglia, che intervistato da Radio Capital spiega: “Facciamo un'ipotesi: è possibile che se Grasso si candida alle primarie, batta Renzi. Allora, in questo caso, con un programma concordato e ovviamente di sinistra, con una leadership che potrebbe perfino essere quella proposta da Mdp o da Sinistra italiana, la coalizione si riesce a fare? È su questo che il Pd deve aprirsi”. “Ovviamente – ragiona Emiliano – per Renzi è durissima, ma se dimostrasse una tale generosità verso le ragioni della sua parte politica da costruire questa coalizione, da mettersi al servizio di questa coalizione, e da accettare persino una leadership diversa, non perderebbe nulla”.