Il nuovo sistema pensionistico proposto dal Ministro Fornero
Maggiore equità tra padri e figli e minori privilegi alle categorie più favorite, sono queste in sintesi le linee guida allo studio della neo Ministro del Lavoro e del Welfare, Elsa Fornero, per la riforma delle pensioni nel nostro Paese. Idee espresse già pubblicamente e che il quotidiano Repubblica ha ripreso da un recente scritto della Fornero pubblicato poco tempo prima della nomina a Ministro. La Fornero, un’economista che da anni è una dei massimi esperti italiani di sistemi previdenziali, ha provveduto a mettere nero su bianco le sue idee, e le probabili proposte nella sua nuova veste di Ministro, in un saggio scritto a quattro mai con Flavia Coda Moscarola nell’ambito della sua attività di docente universitaria e coordinatrice scientifica del CeRP.
L’elemento fondamentale di tutto il sistema dovrebbe ruotare attorno al metodo contributivo per tutti i lavoratori già a partire dal prossimo anno e con un’età minima di pensionamento non inferiore ai 63 anni, a cui, però, andrebbero aggiunti incentivi per i lavoratori che decidono di ritardare l’abbandono dell’attività lavorativa anche fino ai 70 anni. Ovviamente spiega la Fornero, a questi lavoratori andrebbe corrisposto una pensione incrementata in base ai contributi e all’età. Il risparmio per lo Stato secondo i calcoli del Ministro ammonterebbe a circa 4 miliardi di euro nei primi anni di applicazione della riforma pensionistica. Anche se la Fornero ammette che un calcolo preciso non può esser fatto a priori proprio per le caratteristiche del nostro sistema previdenziale.
Dunque la soluzione della Ministro è un sistema legato solo ed esclusivamente ai contributi versati e uguale per tutti, giovani e anziani, classi privilegiate e svantaggiate, donne e uomini. In questo modo si ridurrebbero le disparità, ovviamente a scapito di chi oggi usufruisce del metodo retributivo perché le pensioni sarebbero più basse. L’altro elemento chiave è proprio la flessibilità dell’età di pensionamento per favorire un maggiore ritardo nell’uscita dal lavoro, che andrebbe ad influire in maniera consistente sull’importo della pensione.
La Fornero è ben consapevole che sacrifici del genere possono essere accettati dai cittadini solo e soltanto se vanno ad intaccare anche gli enormi privilegi di alcune caste, non ultima quella dei politici che con il loro sistema pensionistico ultra vantaggioso permette di lavorare pochissimi anni per una pensione considerevole una volta raggiunti i limiti di età.
Il Ministro del Lavoro se la prende in particolare con le riforme precedenti di Amato e Dini che hanno creato solo un sistema diseguale tra quelli che chiama i "salvati", a cui è applicato interamente il calcolo retributivo, i "parzialmente protetti", la cui pensione sarà calcolata con la regola retributiva per l'anzianità maturata al 1995 e con quella contributiva per l'anzianità accumulata dal 1996 e gli "indifesi", la cui pensione sarà interamente contributiva. Riforme dunque estremamente faticose che il Parlamento e i partiti difficilmente accetteranno, soprattutto per quel che riguarda la casta politica i cui vitalizi per il momento non saranno toccati.