Il nodo degli esodati e le ipotesi allo studio del governo
Chi sono gli "esodati" dei quali ultimamente sentiamo parlare sempre più spesso? "Esodati" è una (brutta) parola che gli organi di informazione utilizzano per indicare tutti quei dipendenti incentivati a lasciare la propria azienda con la prospettiva di giungere alla pensione entro un numero certo di anni. Si tratta, come ricorda il Fatto quotidiano, di licenziamenti concordati: in pratica il dipendente sceglie di rimanere disoccupato in cambio di un sussidio che lo accompagna fino al raggiungimento della pensione.
Il tempo per arrivare alle pensione si allunga, ma niente soldi- Questo era ciò che avveniva con il vecchio sistema previdenziale, prima cioè che il governo Monti prendesse in mano le redini del Paese. Monti e soci hanno cambiato in corsa le regole del gioco, varando una nuova riforma e alzando l'età pensionabile a 66-67 anni. E le nuove regole penalizzano fortemente i lavoratori che hanno scelto il "licenziamento concordato", che, invece, di aspettare 2-3 anni per iniziare a percepire la pensione, adesso dovranno aspettarne almeno 5-6. Gli incentivi concordati con le aziende, però, avevano durata di 2-3 anni e, ovviamente, non verrebbero estesi per i restanti. Ecco quindi che gli esodati rischiano di trascorrere diversi anni senza un salario, ma anche senza una pensione. Ma quanti sono questi lavoratori? Le stime oscillano tra le 100 mila e le 350 mila unità.
Nodo da sciogliere entro il 30 giugno- Quando il governo varò il Salva Itala, furono presi in considerazione i casi di mobilità, contributi volontari, in regime di Fondo di solidarietà. Vennero quindi individuate delle deroghe e fu stabilito un finanziamento che sarebbe andato dai 240 milioni del 2013 ai 1220 milioni del 2016. Tra i casi elencati, però, mancavano quelli dei lavoratori incentivati all'esodo. E allora? Gli esodati sono stati inseriti nell'elenco, grazie ad una norma contenuta nel decreto milleproroghe, ma senza incrementare la dotazione finanziaria. Tradotto: le risorse non bastano. E allora che si fa? Il Ministro Fornero ha promesso di risolvere la questione dei lavoratori che giacciono nel limbo entro il prossimo 30 giugno. Ma, come si è capito dall'intervista rilasciata a Report, al momento non si intravedono soluzioni credibili. Il Ministro del lavoro ha avanzato l'ipotesi di un reintegro degli esodati nel vecchio posto di lavoro. C'è da giurarci, però, che le aziende non saranno disposte a tanto. Un'altra ipotesi sarebbe il sussidio di disoccupazione, la nuova Aspi (Associazione sociale per l'impiego). L'Aspi, però, copre solamente 12 mesi (18 per chi ha più di 55 anni); potrebbe bastare quindi per chi ha scoperto un anno, ma per gli altri andrebbe prevista una deroga. E nel limbo c'è chi aspetta ancora di sapere.