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Opinioni

Il ministro De Girolamo e una gestione del potere che ci ha lasciato solo macerie

Le polemiche sul ministro De Girolamo sono in realtà lo specchio di una insofferenza sempre più grande verso la vecchia e logora politica all’italiana. Quella delle “mani in pasta” e degli amici degli amici. Quella che ha lasciato solo macerie, a cominciare dal Sannio.
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Probabilmente chi ha centrato meglio di tutti la questione De Girolamo è Francesco Boccia. Sì, il marito, quando spiega: "Sono state chieste le dimissioni per mia moglie? Loro hanno il loro diritto, perché questa è la politica, sono le regole della politica. Li comprendo, li capisco, è successo molte altre volte. Chi sbaglia paga sempre, ma chi sbaglia io lo faccio decidere alla magistratura non lo decido io, e sull’etica della responsabilità invito tutti del nostro mondo a farsi un esame serio di coscienza, perché su quello mi piacerebbe aprire un dibattito molto profondo". Ecco, siamo (quasi) completamente d'accordo con lui. Il quasi è relativo a quel "chi sbaglia paga sempre", smentito dai fatti e dalle sentenze, al di là della forzatura qualunquista. Però Boccia ha ragione quando parla della liceità della richiesta di dimissioni. Perché sì, di fronte ad un ministro della Repubblica che affronta la gestione politico – amministrativa in quel modo è sacrosanto alzare la voce e chiedere un passo indietro.

E sì, Boccia ha ragione quando spiega che "è successo molte altre volte". Il punto è proprio questo. È successo molte altre volte che un ministro (dei parlamentari taciamo per carità di patria) finisse nell'occhio del ciclone per i suoi comportamenti decisamente discutibili. Tra l'altro, tralasciando la surreale vicenda della Idem, senza ripercussioni sostanziali sulla loro carriera politica (anche qui per carità di patria non faremo il paragone con quanto avviene in altri Paesi). Quindi, accogliamolo davvero l'invito di Boccia e facciamoci tutti un esame di coscienza, o almeno apriamo questo "dibattito profondo".

Magari cominciamo ad interrogarci su cosa dovremmo chiedere ad un politico e cosa invece siamo abituati a commentare. Va bene, la De Girolamo non è indagata. E non abbiamo motivi per dubitare della correttezza formale delle sue azioni. Ma. Ecco, siamo davvero sicuri che sia accettabile un modello di gestione del potere che rimandi a consuetudine vecchie, consunte e deprecabili come quello che emerge dal complesso della vicenda De Girolamo? Quello delle clientele e delle raccomandazioni, delle interferenze e delle cooptazioni, delle nomine cencelliane, dello spoil system e dell'inestricabile intreccio di relazioni fra pubblico e privato, fra politica e burocrazia, fra ceto produttivo e istituzioni. Quello della gestione privatistica e centralista, delle ingerenze della politica, degli equilibrismi e del tatticismo esasperato. Perché è questo il modello che emerge (anche) dalla ricostruzione della vicenda Asl di Benevento e, aggiungiamo, che non si discosta affatto da quello che per decenni ha imperato nel Sannio (e non solo). Senza che ad esso si sottraessero gli altri partiti, sia chiaro. Una terra "mastelliana" oltre Mastella, in cui il consenso è catalizzato sempre da figure carismatiche,"con le mani in pasta" e le amicizie giuste, in grado di rappresentare un punto di riferimento a 360 gradi per cittadini, parti sociali e ceti produttivi. Un modello condiviso dai dirigenti dei partiti che si sono trovati al vertice delle istituzioni e della politica sannite, dal Pd alle varie sigle socialiste, da quella che fu An all'Udeur, da Forza Italia alle altre formazioni centriste. Un modello che ha lasciato macerie, non serve dire altro.

La De Girolamo si è mossa dentro questi binari, ci sono pochi dubbi. Basta per chiederle un passo indietro? Decisamente sì. Soprattutto in questo momento, in cui un Governo non suffragato dal voto popolare e figlio di una manovra di palazzo (lecita e legittima, sia chiaro) è chiamato a dare risposte concrete ed immediate, ma soprattutto a mostrare una discontinuità con il passato. Prima formale e poi sostanziale. Il ministro De Girolamo ha l'occasione per mandare un segnale chiaro ai tanti cittadini delusi e sfiduciati dalla politica dei "tutti uguali, vecchi e giovani"; lasci affinché nemmeno il minimo dubbio possa scalfire la sua onorabilità, chiarisca le tante zone grigie e torni al servizio dei cittadini da parlamentare. Lasci perché le responsabilità politiche valgono quanto quelle giudiziarie. E qui il garantismo non c'entra nulla.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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