Il medico inglese che pubblica video choc su Fb dalla Siria: “Non vi accorgete di noi”
Gli occhi sbarrati senza nessuna reazione, le bocche spalancate alla disperata ricerca di un po’ di ossigeno per poter sopravvivere. I corpi senza vita ammassati uno sull'altro. Il mondo ha osservato sgomento le immagini dell’attacco con armi chimiche a Khan Sheikhoun, nella provincia siriana di Idlib. Moltissimi i morti accertati finora, tra cui venti bambini e diciassette donne. Nonostante il regime di Assad neghi qualsiasi responsabilità, quello di ieri non sarebbe il primo raid con i gas. Nel corso dell’ultimo mese nelle roccaforti ribelli si sono verificati diversi episodi simili come ha documentato Shajul Islam, un medico nato nel Regno Unito ma da tempo in Siria proprio nelle zone in mano agli insorti.
Impegnato a scuotere le coscienze descrivendo con precisione gli effetti dei gas sui pazienti, Shajul, lotta con i pochi mezzi a disposizione in un ospedale nella provincia di Hama per salvare le vite delle tantissime vittime di questa interminabile carneficina. Sono numerosi i video postati sui suoi canali social in cui denuncia i bombardamenti dell’aviazione e le terribili condizioni in cui sono costretti ad operare i medici nei territori sotto il controllo dei ribelli.
Solo pochi giorni fa, il 25 marzo, Shajul riportava di un attacco con armi chimiche ad Al Lataminah, a nord di Hama. “Stiamo ricevendo molte persone intossicate dai gas”, affermava mentre alle sue spalle un medico praticava un massaggio cardiaco ad un moribondo. Uno dei primi medici a prestare soccorso alle vittime dei gas – scriveva Shajul – è deceduto poco dopo. “Avevamo già avuto attacchi con gas cloro, ma questo sembra diverso. I pazienti muoiono molto velocemente. Sospettiamo si tratti di gas sarin”, avvertiva. “Abbiamo bisogno urgente d’aiuto. Fino a quando il mondo starà a guardare?” si chiedeva sconsolato. Nello stesso giorno, un altro ospedale è stato colpito da cinque raid aerei.
In un altro drammatico video, alcuni pazienti giacciono sdraiati sul letto d’ospedale con le maschere d’ossigeno. I loro occhi non reagiscono alla luce della lampada che Shajul punta sulla loro pupilla. Per il medico questa sarebbe la dimostrazione dell'intossicazione da gas.
E altri attacchi chimici si sono verificati solo quattro giorni fa. Il primo aprile, Shajul non aveva dubbi che a Suran ,a nord di Hama, fosse stato impiegato gas cloro. “Non ci aspettiamo che il mondo faccia qualcosa perché le superpotenze sono troppo occupate a sganciare bombe e a dire che Assad è il peggiore dei mali, ma almeno qualcuno sa che stiamo morendo?”.
“Abbiamo bisogno di maschere antigas e di camici adeguati a curare i pazienti intossicati. Fate presto”, il suo drammatico grido d’aiuto. L’appello di Shajul non è caduto nel vuoto: la minaccia di attacchi chimici era così reale che Medici senza frontiere gli ha inviato delle maschere antigas, come racconta lo stesso medico in un tweet.
Shajul e gli altri medici hanno raccolto le prove che confermerebbero l’attacco con gas alla popolazione civile e si dice disposto a fornirle a chiunque voglia investigare l’accaduto.
Di fronte ai ripetuti attacchi agli ospedali, l’ultima frontiera per proteggere i pazienti – afferma Shajul – sarà andare sottoterra. E così, per essere al riparo dei bombardamenti, le sale operatorie vengono attrezzate all'interno di caverne.
Perché nonostante le difficili trattative tra il governo di Assad e le principali forze ribelli, in Siria le bombe non hanno mai smesso di seminare morte. Agli attentati a Damasco attributi all'Isis e all'offensiva degli insorti, Assad e Mosca hanno risposto con i raid aerei. Secondo la Rete siriana per i diritti umani (Snhr) i civili uccisi a marzo sono stati più di mille, tra cui oltre duecento bambini.