Il marito di Elena Ceste alla figlia: “Hai Facebook? Non fare come mamma”
Dal carcere nel quale è rinchiuso Michele Buoninconti, condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio della moglie Elena Ceste, scrive ogni giorno ai suoi quattro figli. Pagine che i ragazzi non leggono in quanto sono nelle mani dei giudici che devono valutare l’assegnazione della patria potestà. Il diario di Michele Buoninconti è infatti la base della perizia di Laura Volpini e di Massimo Picozzi. Il documento deve convincere i giudici del Tribunale dei minori di Torino a non privarlo della potestà genitoriale o, in subordine, a consentirgli di incontrare i figli in carcere. Il quotidiano La Stampa ha reso noto alcuni estratti del diario del marito di Elena, la donna ritrovata morta mesi dopo la sua misteriosa scomparsa in un canale non lontano dalla loro abitazione di Costigliole d’Asti. Secondo il pm nei suoi scritti Buoninconti vuole manipolare la testimonianza dei figli. Vuole tenerli in qualche modo dalla sua parte.
Le lettere ai figli – “G., tu hai un ruolo importante per il mio ritorno a casa, ti dovresti ricordare quel pomeriggio del 23 gennaio quando dal balcone sei venuto a chiamarmi insistentemente e ti dovresti anche ricordare che mamma piangeva e ancora uno sforzo, il letto ti ricordi che l’hai fatto insieme a mamma e lei ti ha detto ciò che mi hai riferito, A. anche tu potresti contribuire a ricordarti che mamma piangeva mentre tu le eri vicino, sino a quando sono arrivato io e l’ho tranquillizzata al punto di farla ridere”, si legge nel diario. Buoninconti si rivolge ai figli dicendo di amarli e di pensare a loro continuamente, di pensare ai loro compiti e alla loro vita. In una occasione Buoninconti avrebbe anche affrontato con la figlia la sua iscrizione su Facebook: “Ho saputo che hai Facebook, spero che non sia vero, perché chi c’è a controllarti? Ma io a te ti voglio controllare primo per non commettere lo stesso errore con mamma e secondo perché sei troppo giovane ed ingenua, ti farai fregare senz’altro”.