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Il Governo potrà aumentare fino a 20 mld di euro il debito pubblico per salvare le banche

Il Parlamento è chiamato ad autorizzare un “eventuale” ulteriore indebitamento dello Stato per 20 miliardi di euro, destinati a “salvare” alcuni istituti bancari, tra cui Monte dei Paschi di Siena. Aule praticamente deserte durante la discussione.
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Nella giornata di oggi il Governo ha chiesto alle Camere il via libera per l’aumento fino a 20 miliardi di euro del debito pubblico italiano, che serviranno a finanziare eventuali interventi straordinari per salvare alcuni istituti di credito. Si tratta di una “passività contingente”, in altri termini di una spesa che potrebbe raggiungere i 20 miliardi di euro se si verificassero determinate condizioni (insomma, l’indebitamento netto potrebbe essere minore). Il voto è a maggioranza assoluta di Camera e Senato, anche se nel corso della discussione e della relazione del ministro Padoan le Aule sono rimaste vuote in maniera desolante. Al Senato, favorevole la maggioranza, ma anche FI-PdL, GAL e AL-A, che hanno annunciatovoto favorevole alla relazione a condizione che il Governo riferisca al Parlamento sull'attuazione dell'intervento, per senso di responsabilità e in nome della tutela del risparmio". Contrari MoVimento 5 Stelle e Sel, che hanno parlato di “cambiale in bianco al Governo”, puntando l’accento sull’indeterminatezza del piano di intervento e chiedendo la nazionalizzazione del Monte dei Paschi; mentre la Lega Nord ha votato no attaccando il PD per la gestione del caso Mps. Ora si attende l'ok definitivo della Camera.

Il meccanismo in base al quale il Governo ha chiesto di procedere a un ulteriore indebitamento è disciplinato dalla legge n. 243 del 24 dicembre 2012, quella per l’attuazione del pareggio di bilancio. Come ha precisato il Governo nella relazione al Parlamento, la disposizione prevede che, in presenza di eventi straordinari al di fuori del controllo dello Stato, quali gravi crisi finanziarie nonché gravi calamità naturali con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria del Paese, il Governo (previo via libera della Commissione europea) possa ricorrere all’indebitamento, per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie.

A cosa servono questi soldi?

Essenzialmente si tratta di un “sostegno precauzionale” ad alcuni istituti di credito per i quali si potrebbero “evidenziare dei casi di carenza di capitale in scenario avverso”. In altre parole, se si verificassero alcune condizioni macroeconomiche, alcune banche potrebbero non essere più in grado di far fronte ai loro impegni nei confronti di creditori e investitori. Dunque il Governo deve essere nelle condizioni di adottare una serie di provvedimenti che servirebbero, nel caso di una sopraggiunta crisi, a “tutelare il risparmio, preservare la stabilità economico – finanziaria del Paese, rafforzare il patrimonio del sistema bancario e assicurare la protezione del risparmio”.

Come lo farà?

Padoan ha spiegato che le misure potrebbero essere di due tipi: un “adeguato livello di liquidità al sistema bancario per ripristinare la capacità di finanziamento a medio – lungo termine, anche attraverso la concessione della garanzia dello Stato su passività delle banche italiane”, una “ricapitalizzazione di eventuali istituti a condizione che questi istituti presentino piani di ristrutturazione che mettano gli istituti in condizione di viaggiare con le proprie gambe”. Che significa, in concreto? Mario Seminario spiega sul suo blog:

La prima gamba è relativa a garanzie su emissione di debito (senior), e rientra nella cornice Ue che mesi addietro aveva autorizzato lo stato italiano a fornire garanzie su liquidità sino a 150 miliardi, e per il debito pubblico è una “passività contingente”, cioè suscettibile di divenire tale. La seconda gamba è relativa all’assunzione di partecipazioni dirette nelle banche dopo che è stato applicato il burden sharing, cioè il sacrificio dei risparmiatori privati, ad esempio a mezzo di conversione in azioni del debito subordinato da essi detenuto.

A chi andranno eventualmente queste risorse?

Sul punto, Padoan non è stato chiarissimo, affermando: “Non è possibile fornire valutazioni specifiche sui singoli istituti coinvolti nelle difficoltà del sistema creditizio. La valutazione deve essere fatta caso per caso, visto che alcuni istituti sono ancora impegnati in operazioni di mercato su cui non si deve intervenire”. Certo, ha aggiunto, “alcune criticità sono ben note, ci sono casi specifici con caratteristiche specifiche”.

Ovviamente a tenere banco è la questione del Monte dei Paschi di Siena, impegnato in questi giorni in un complicato aumento di capitale di 5 miliardi di euro e alle prese con una “imminente crisi di liquidità”. Come spiega Il Sole, infatti:

Dal supplemento alla Nota informativa si apprende inoltre che Mps ha 10,6 miliardi di liquidità complessiva, che si ridurrà a 200 milioni in quattro mesi per poi risultare insufficiente dal mese successivo. […] Nella precedente comunicazione di pochi giorni fa, con dati al 14 dicembre, aveva detto di avere liquidità per 11 miliardi sufficiente per 11 mesi e che la liquidità sarebbe scesa a 600 milioni all'11esimo mese, per diventare negativa al dodicesimo.

A rimetterci saranno i risparmiatori?

Il Governo, ha garantito Padoan, definirà gli eventuali criteri di intervento con la massima attenzione "alla tutela dei risparmiatori retail, tenendo conto dei margini concessi dalle norme europee in materia di aiuti di Stato e di direttiva bancaria", spiegando come l'intenzione sia quella di "minimizzare o rendere inesistenti" gli impatti sui risparmiatori.

Per capire di cosa stiamo parlando, però, occorre specificare la differenza fra burden sharing (ripartizione degli oneri) e bail in.

Il burden sharing prevede infatti che in caso di dissesto di una banca, prima del coinvolgimento di fondi pubblici, venga attuata la riduzione del valore nominale delle azioni e delle obbligazioni subordinate (o la conversione in capitale di queste ultime). Il bail in, in vigore da poco, è più pesante per gli investitori e i “risparmiatori”, poiché prevede, prima dell’intervento dei fondi pubblici, la riduzione del valore nominale non solo delle azioni e delle obbligazioni subordinate, ma anche dei titoli di debito più senior, quali le obbligazioni ordinarie e i depositi di importo superiore ai 100.000 euro. In pratica, con il bail in si sancisce che al salvataggio di un istituto di credito partecipino anche obbligazionisti e risparmiatori.

Scongiurare il bail in è l’obiettivo principale del Governo, dal momento che potrebbe portare a perdite consistenti per una certa tipologia di risparmiatori. Va però aggiunto un particolare importante: nessuna operazione di bail in può interessare i depositi inferiori ai 100mila euro, che sono sempre garantiti dalle banche (e, in generale, il bail in si applicherebbe solo alla porzione eccedente la soglia dei 100mila euro).

Insomma, i risparmiatori con depositi / investimenti fino a 100mila euro non rischiano nulla.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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