Il governo non sta depenalizzando la coltivazione della cannabis
Le polemiche (e il persistere di clamorosi ritardi) di questi giorni hanno accompagnato la discussione sull'abolizione del reato d'immigrazione clandestina ancora una volta fuori dalle stanze del governo. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha infatti spiegato che la depenalizzazione del reato di ingresso e soggiorno irregolare non sarà all'ordine del giorno nel prossimo Consiglio dei ministri, che si svolgerà venerdì prossimo. In quella data, invece, si potrebbe discutere di un altro tema caldo di questi ultimi giorni: trasformare la coltivazione della cannabis in illecito amministrativo. Entro il 17 gennaio, infatti, il Consiglio dei ministri deve analizzare i decreti sulle depenalizzazioni, in attuazione della legge delega votata dal Parlamento nel 2014. Secondo quanto riporta il Messaggero, la bozza preparata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando sarebbe pronta ad arrivare in Cdm. Anche se, nel frattempo, si sono scatenate le polemiche.
Per la commissione Giustizia della Camera, presieduta da Donatella Ferranti (PD), è "opportuno procedere alla depenalizzazione dei reati di immigrazione clandestina e di coltivazione di piante proibite sul territorio nazionale, secondo quanto previsto dalla legge delega, in considerazione del principio secondo cui la sanzione penale deve essere considerata dall'ordinamento come una extrema ratio". Niente più processi che conducono a pene detentive fino a un anno per chi coltiva una pianta di cannabis (con l'inciso, secondo le indiscrezioni del Messaggero, "salvo che questo non costituisca reato") e una sanzione tra i 5 mila e i 30 mila euro. L'eventuale approvazione del decreto vede la forte opposizione di alcune forze politiche, specialmente del Nuovo Centrodestra del ministro dell'Interno Angelino Alfano, che vorrebbero far naufragare il provvedimento. Tanto che, dopo la questione della mancata abolizione del reato di immigrazione clandestina, c'è chi parla già di "nuova grana" per il Governo. L'argomento è quello secondo cui l'esecutivo avrebbe sostanzialmente aperto alla "cannabis in terrazzo" per tutti.
In realtà non è prevista una depenalizzazione tout court della coltivazione delle droghe leggere: ma soprattutto non vi è un'abolizione del reato ma una sua trasformazione in illecito amministrativo e solo per una specifica fattispecie. Il provvedimento è molto più timido di come è stato presentato dai media e da qualche politico, anche perché segue quanto previsto nella legge delega approvata dal Parlamento. Come ha precisato oggi il ministro della Giustizia Andrea Orlando, "non si tratta di depenalizzare il reato per chi coltiva l'erba in terrazzo, ma di rendere reato amministrativo quello che oggi è reato penale e che riguarda solo chi, avendo ottenuto l'autorizzazione alla coltivazione a scopo terapeutico, viola quella prescrizione".
Anche Benedetto Della Vedova, senatore promotore dell'intergruppo parlamentare per la cannabis legale, ha spiegato che "la delega che il Parlamento ha conferito al governo per interventi di depenalizzazione riguarda il tema della coltivazione di piante cosiddette ‘stupefacenti' solo rispetto alle aziende già autorizzate a coltivarle, ad esempio per fini terapeutici, che non ottemperino alle regole a cui l'autorizzazione è subordinata. Non c'entra niente la ‘cannabis in terrazza', cioè la coltivazione per uso personale effettuata dagli stessi consumatori".
Per Della Vedova, "la reazione descritta oggi dai giornali segnala un riflesso pavloviano, per di più non basato sulla realtà degli atti normativi, di qualche forza politica, anche di maggioranza, che quando legge parole inerenti a diritti civili, diritti di libertà e responsabilità individuali, fa scattare il niet. In Parlamento con l'intergruppo cannabis legale stiamo lavorando perché alla legalizzazione della cannabis e al diritto di coltivarla per uso personale si arrivi dalla porta principale, cioè attraverso una proposta di legge approvata dalle Camere, a prescindere da una logica di maggioranza e opposizione".