Il governo? Quale? Più si avvicina il “redde rationem” tra Matteo Renzi e Enrico Letta, più l’aria a Palazzo Chigi è quella del “si salvi chi può”. La maggioranza è appesa a un filo, le elezioni politiche a maggio sono sempre più probabili. E anche all’interno dell’esecutivo ci si posiziona e riposiziona. Ecco una sintetica ma aggiornatissima “mappa” di “chi odia chi” all’interno dell’esecutivo.
Partito Democratico
Enrico Letta (premier) – Il galleggiamento del presidente del consiglio è sempre più legato alla boa-Napolitano. Il suo futuro politico pure. Matteo Renzi non si fida di lui (ricambiato). Berlusconi per colpa sua ha litigato con zio Gianni. Sogna ancora di ricandidarsi a Palazzo Chigi. Sogna.
Andrea Orlando (Ministro dell’Ambiente) – Tra i “giovani turchi” è considerato il più pratico e appassionato di poltrone (Matteo Orfini è l’ideologo, Stefano Fassina il pasdaran). Ha sostenuto Gianni Cuperlo alle primarie, ma è riuscito a costruire un rapporto buono con i renziani, da buon demopiddino. Spunterà una ricandidatura “di minoranza”.
Maria Chiara Carrozza (Pubblica Istruzione) – Lettiana, quanto conti nel governo (zero) si è capito nelle ultime ore. La partita sul famigerato “rimborso” (poi saltato) da parte degli insegnanti l’hanno giocata Fabrizio Saccomanni e Matteo Renzi. Lei non ha toccato palla. I fans di Matteo non la sopportano. Destinata all’oblio.
Dario Franceschini (Rapporti col Parlamento) – “Infiltrato” tra i renziani, equilibrista per professione, si è accuratamente defilato in questa fare di grande tensione. Rapporti buoni con tutti. L’unica cosa certa è che si riciclerà alla grande.
Graziano Delrio (Affari regionali e sport) – Renziano doc, è l’unico rilassatissimo: qualunque cosa succeda, ora è un intoccabile. Scazzi a raffica con Zanonato.
Massimo Bray (Beni culturali) – Dalemiano, da quando è arrivato al governo i crolli a Pompei si sono moltiplicati. Non essendo Sandro Bondi nessuno lo critica o lo sfiducia, ma lui è già abbastanza sfiduciato di suo (almeno a giudicare dalla faccia). I renziani non infieriscono.
Flavio Zanonato (Sviluppo economico) – Bersaniano, è forse il più antipatico ai renziani, che lo accusano (anche) di aver fatto fare la nota figuraccia dello scambio di ministri alla povera Marianna Madia. Destinato alla pensione.
Cecile Kyenge (Integrazione) – Il suo lavoro ha prodotto il nulla assoluto, e anche dal suo stesso partito si alzano critiche. Gli attacchi scomposti dei leghisti, paradossalmente, l’hanno “blindata” più della fiducia dei “suoi”.
Stefano Fassina (alla carriera) – Già si vedeva ministro al posto di Saccomanni quando Forza Italia è passata all’opposizione. Il sogno si è infranto su uno scoglio chiamato Matteo. Lui, ambiziosissimo, aveva fatto il diavolo a quattro per entrare nel governo. Ne è uscito appena ha sentito puzza di bruciato, approfittando della battuta di Renzi.
I tecnici
Fabrizio Saccomanni (Economia) – È in cima alla lista nera di Matteo Renzi, di Forza Italia, di Beppe Grillo, in pratica se non fosse per il Colle non sarebbe più al suo posto da un bel pezzo. Fortunato, si è liberato di Stefano Fassina, che ambiva a sostituirlo prima che il ciclone-Renzi si abbattesse sul Pd.
Enrico Giovannini (Lavoro) – Viene subito dopo Saccomanni e prima di Carrozza e Zanonato nella classifica dei ministri meno amati all’interno dello stesso governo. I renziani non lo digeriscono, i dalemiani non se lo filano. Scelto direttamente da Napolitano.
Scelta Civica
Anna Maria Cancellieri (Giustizia, tecnico di area) -Napolitanissima, l’affare-Ligresti l’ha travolta (Renzi ne chiese le dimissioni). Forza Italia la coccola (non si sa mai, potrebbe servire una telefonata).
Enzo Moavero Milanesi (Affari europei) – Non pervenuto.
Popolari
Mario Mauro (Difesa) – Il gran tessitore riesce sempre a cavarsela scaricando sui “colleghi” problemi e nodi da sciogliere. Rapporti buoni solo con Maurizio Lupi e con il Quirinale.
Gianpiero D’Alia (Pubblica Amministrazione) – Da buon Dc, tiene rapporti buoni con tutti. Strategia: non fare nulla per non scontentare nessuno.
Radicali
Emma Bonino (Esteri) – Finalmente l’abbiamo vista all’opera, difficilmente la rivedremo più. Atteggiamento da “maestrina” nei primi Cdm, poi il nulla.
Nuovo Centrodestra
Angelino Alfano (Interno, vicepremier) – È incredibilmente allo stesso tempo il leader degli “scissionisti” anti-Berlusconi e anche, tra loro, quello rimasto più vicino a Silvio. Andò via da Forza Italia perchè non voleva fare la fine di Fini. Potrebbe tornare per non fare la fine di Fini. Porte aperte, girevoli. I renziani lo vedono come il fumo negli occhi, e non vedono l’ora che se ne torni ad accudire Dudù. I “suoi” di Ncd lo guardano con sospetto.
Maurizio Lupi (Infrastrutture) – Vero stratega della scissione da Forza Italia (con Renato Schifani), ciellino, formigoniano, con Mario Mauro ha sognato un “grande centro” diventato nella realtà piccolo piccolo. Se passa una legge elettorale all’insegna di un bipolarismo “spinto”, rischia di restare a casa. Berlusconi non lo sopporta. Lui punta solo a Expo 2015. I berluscones lo detestano, i renziani pure. Il “suo” viceministro Vincenzo De Luca (Pd) lo ha attaccato platealmente più volte, anche insistendo (maligno) sulla somiglianza tra “l’amico Maurizio” e la figlia di Fantozzi. Lui si è arrabbiato di brutto, ha chiesto la testa di De Luca, ma non l’ha avuta.
Nunzia De Girolamo (Agricoltura) – E’ riuscita a mantenere rapporti cordiali con Silvio Berlusconi e il suo “cerchio magico”, e a quanto pare si tiene sempre una porta aperta per un eventuale ritorno “a casa”. La sera, quando a casa ci torna davvero, gioca al “piccolo inciucio” col marito Francesco Boccia. (Quasi) casalinga disperata.
Gaetano Quagliariello e Beatrice Lorenzin (Riforme istituzionali e Salute) – Li mettiamo insieme perché condividono lo stesso destino: sono i più odiati dagli ex amici di Forza Italia. Non li sopportano: Quagliariello è considerato un fedelissimo esecutore della volontà di Re Giorgio Napolitano, la Lorenzin non è considerata proprio.
Chi?
Carlo Trigilia – (Coesione territoriale)