Il Giro, la Padania e i comunisti, una storia nostrana
L’Italia è un Paese strano e, forse, anche quelli che vi ci abitano. Singolare è trovare un partito che si ispiri alla secessione e che faccia parte del Governo del Paese che vuole dividere, così come è singolare che un Ministro che giuri sul tricolore, poi, pubblicamente si vanti di farne ben altro uso. In questo susseguirsi di fuori luogo, a fare scandalo è una corsa ciclistica, il Giro della Padania.
E’ proprio la bicicletta la goccia che sta facendo traboccare il vaso, da giorni, infatti, è un susseguirsi di scontri, imboscate e blocchi contro il Giro organizzato dalla Lega nelle terre del Nord. A scagliarsi contro la manifestazione sportiva è un nutrito gruppo di contestatori soprattutto della sinistra, con in testa Rifondazione Comunista e il suo segretario, Paolo Ferrero.
I tentativi di bloccare la corsa erano già partiti dalla prima tappa di martedì a Paesana, in provincia di Cuneo, ma sono proseguiti anche nei giorni successivi. Ieri momenti di tensione sia alla partenza che durante il percorso, i corridori sono stati costretti a fermarsi per il blocco della strada e sono volati insulti e spintoni anche ai danni dei ciclisti. Lo stesso leader della corsa, Sacha Modolo, e il campione Ivan Basso hanno lamentato insulti e anche qualche schiaffone. I ciclisti, in un comunicato, hanno chiesto più rispetto “noi siamo dei ciclisti, siamo venuti a questa gara per correre, e chiediamo solo che il pubblico ci permetta di farlo” lamentando che “qualcuno è andato anche oltre ai fatti e ci ha rifilato delle sberle”.
I contestatori, però, non si arrendono, lo stesso Ferrero ha detto “il progetto della Lega Nord è eversivo e fuori dalla carta Costituzionale. E' indecente che la Federazione Ciclistica si sia piegata ai voleri della Lega costruendo un evento sportivo che si caratterizza come pura propaganda di partito” minacciando di continuare le contestazioni per tutta la durata della corsa.
I tentativi dell’organizzazione di cambiare percorso all’ultimo momento non sono serviti e, durante i parapiglia tra ciclisti, organizzazione e forze dell’ordine, a Savona un poliziotto è stato investito da una macchina del gruppo, anche se l’infortunio è di lieve entità.
Per il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco “si sta davvero eccedendo. Quello che è avvenuto oggi non ha niente a che fare con il ciclismo”. E replicando agli inviti a chiudere la manifestazione ha spiegato “non avevamo motivi per non dare il via libera alla richiesta degli organizzatori e peraltro avevamo dato indicazioni, rispettate, che non fossero esposti simboli di partito”.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato un vecchio campione delle bicicletta, Francesco Moser, che replicando ai contestatori, ha affermato “la Padania esiste, è inutile far finta di niente, quindi è giusto che la corsa si chiami così”, ricordando “ai comunisti con tutte quelle bandiere rosse” che loro organizzano “corse ciclistiche da una vita, come il Giro delle Regioni o il Gran premio della Liberazione e nessuno ha mai detto niente”.
In questo Paese servirebbe un po’ più di educazione e qualche libro di storia e se Ferrero insiste contro la Lega “non può pensare di strumentalizzare in questo modo il mondo dello sport” è lo stesso Moser a ricordarci che “senza tutto questo casino nessuno si sarebbe accorto che c'era il giro della Padania”.