L’annuncio di Alfano: “Dell’Utri è stato arrestato”. L’ex senatore era in Libano
Ore 11.45 – Il legale di Dell'Utri: "Non c'è ancora conferma" – Ma Giuseppe Di Peri, uno dei legali di Dell'Utri frena: "L'ho appena appreso dalla televisione, ma non ho ancora avuto alcuna conferma. Se lo hanno fermato davvero, vedremo se verranno avviate le richieste di estradizione dal Libano", ha detto all'Adnkronos commentando la notizia.
UPDATE – Alfano: "Dell'Utri arrestato in Libano" – "Marcello dell'Utri si trova in questo momento negli uffici della polizia libanese". Lo annuncia il ministro dell'Interno Angelino Alfano a margine dell'assemblea di Ncd. “Chiederemo l’estradizione” annuncia il responsabile del Viminale.
"Latitante? No, mio fratello non è un latitante. È un evaso". Il fratello gemello di Marcello Dell'Utri, Alberto, prova a difende così, in un'intervista concessa alla Stampa, l'ex senatore che sarebbe scappato dall'Italia, per evitare una condanna e il carcere. L'uomo descrive la vita del fedelissimo di Berlusconi e gli ultimi vent'anni come di un periodo in cui Dell'Utri "è stato come in carcere, dietro le sbarre di accuse assurde". Ieri era stato lo stesso ex senatore a precisare "che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria – per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica – sto effettuando ulteriori esami e controlli".
Non è scappato – ha spiegato oggi Alberto Dell'Utri parlando dell'allontanamento del fratello, che attende la sentenza definitiva in merito alla condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa – è andato in Libano per affari, per il commercio dei cedri. Poi ha avuto problemi di salute e quindi è stato costretto a rimanere fuori per curarsi".
Martedì arriverà la sentenza definitiva per Marcello Dell'utri, che potrebbe confermare la condanna a 7 anni per concorso in associazione mafiosa. Il fratello, alla domanda se pensa che tornerà in Italia, dal Libano ("Era a Beirut fino a martedì 8 aprile, ultimo giorno in cui l'ho sentito") risponde di sì, "ma tanto non cambia niente, perché qualsiasi sia l'esito della sentenza gli hanno comunque rovinato la vita". In merito alle accuse, il fratello dell'ex senatore sostiene che contro il gemello "non ci sono prove. Ci sono solo racconti di pentiti che hanno sentito altri pentiti di contatti tra mio fratello e ambienti mafiosi. Al massimo Marcello è stato imprudente a portare Mangano ad Arcore: ma per questo potrebbe solo essere condannato per imprudenza".