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Il Financial Times stronca Monti: “Non è l’uomo giusto per guidare l’Italia”

L’autorevole quotidiano economico boccia senza mezzi termini l’ipotesi di un Monti bis, con un editoriale dal titolo esplicativo: “Monti is not the right man to lead Italy”.
A cura di Redazione
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Era dai tempi del "Why Silvio is unfit to lead Italy" e del più conciliante "Can this man save Europe?" che non si registrava un simile clamore intorno ad un editoriale pubblicato da una testata straniera. In effetti, la bocciatura senza appello di Mario Monti da parte Financial Times (in un pezzo a firma Wolfgang Münchau, dal titolo "Monti is not the right man to lead Italy") è di quelle destinate a far discutere, a maggior ragione perché cade in un momento delicatissimo della campagna elettorale. Un'analisi lunga ed articolata, quella del columnist del prestigioso Financial Times, che immediatamente è rimbalzata sui media del Belpaese. Ecco nel dettaglio di cosa si tratta:

La crisi finanziaria in Italia si è attenuata, ma quella economica è in crescita. Non c'è praticamente mai stato un giorno senza notizie sul peggioramento del debito, sul calo dell'occupazione, del consumo, della produzione e della fiducia delle imprese. Ancora una volta, un governo europeo ha sottovalutato l'impatto prevedibile delle misure legate all'austerity. Dopo aver mostrato quasi nessuna crescita per un decennio, l'economia italiana si trova invischiata in una lunga e profonda fase di recessione. […] Come primo ministro Monti ha promesso riforme, finendo con l'aumentare le tasse. Il suo governo ha cercato di introdurre modeste riforme strutturali, il cui peso specifico è stato annacquato dalla situazione macroeconomica. Dopo aver iniziato come leader di un governo tecnico, Monti è diventato un vero e proprio operatore politico. La sua tesi è stata di aver salvato l'Italia dal baratro, o piuttosto da Silvio Berlusconi, il suo predecessore. In calo dei rendimenti obbligazionari ha giocato un ruolo determinante in questo racconto, ma il merito maggiore deve andare ad un altro Mario – Draghi, presidente della Banca centrale europea.

A sinistra, Pier Luigi Bersani, segretario del Partito Democratico, ha sostenuto l'austerità, ma ha recentemente cercato di prendere le distanze da tali politiche. È stato anche più evasivo sulle riforme strutturali. I temi principali della sua campagna sono una tassa sul patrimonio, la lotta contro l'evasione fiscale, ed il riciclaggio di denaro e i diritti dei gay. Sostiene che l'Italia debba rimanere nella zona euro. C'è una possibilità marginale che abbia più successo nel  fronteggiare la Merkel perché è in una posizione migliore per collaborare con François Hollande, il presidente francese e compagno socialista.

A destra, l'alleanza tra Berlusconi e la Lega Nord risulta ancora indietro nei sondaggi, ma sta facendo progressi. Finora, l'ex primo ministro ha avuto una buona campagna elettorale. Ha lanciato il suo messaggio anti-austerity che ha scosso un elettorato disilluso. Continuando inoltre a criticare la Germania per la sua riluttanza a consentire alla BCE di acquistare obbligazioni italiane incondizionatamente. A giudicare dalle ultimi sondaggi, il risultato elettorale si trasformerà in una probabile paralisi, magari sotto forma di un ticket Bersani-Monti, forse addirittura con un maggioranza di centrodestra al Senato. Ciò lascerebbe tutto più o meno inalterato. Nessuno avrebbe il potere di attuare una politica efficae. Ognuno avrebbe il diritto di veto. […] Quanto al signor Monti, il mio augurio migliore è che la storia lo premi con un ruolo simile a quello svolto da Heinrich Brüning, cancelliere della Germania 1.930-1.932. Anche lui era tra quelli che sostenevano che non vi fossero alternativa alla austerità.

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