Il documentario di George Clooney per il Sudan
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"I spy" si legge in una foto dove George Clooney è vestito benissimo, al punto da sembrare uno sponsor per una marca d'abbigliamento. Ma in questo caso l'attore non sta spiando una bella donna, ma la tragica condizione in cui sta versando il Sudan nell'ultimo periodo. Per questo motivo, George Clooney è stato arrestato poche ore fa, mentre stava protestando all'esterno dell'ambasciata americana del Sudan, contro il presidente Omar El-Bashir. Attivista per il rispetto dei diritti umani nella problematica situazione in Sud Sudan, una scia di sangue lunga decenni vicina ad diventare il prossimo disastro umanitario, l'attore insieme alla Fondazione Enough Project e al suo presidente John Prendergast, ha avviato il Satellite Sentinel Project, un programma di monitoraggio sullo stato dell'Africa subsahariana, sulle violenze tra le tribù e sugli abusi del presidente El-Bashir.
George Clooney si reca sulle montagne di Nuba, nel suo diario di viaggio annota tutto, diventa testimone di un attacco aereo del regime sudanese contro l'inerme gente del villaggio che è costretta a rifugiarsi tra le montagne, nascondendosi nelle grotte. Durante il documentario, alcune scene davvero forti (come da disclaimer), ritraggono un ragazzo di appena 11 anni che ha perso entrambe le mani durante uno degli attacchi del regime. L'attore americano si stupisce e resta sgomento nel vedere che, per la prima volta dai tempi della pietra, le persone stanno vivendo di nuovo nelle grotte. Una donna sudanese viene intervistata da George: "Abbiamo lasciato le nostre case perchè eravamo terrorizzati dai continui attacchi aerei. Omar al Bashir ci stava attaccando". Ecco perché oggi, l'attore-attivista ha deciso di oltrepassare la linea di confine preparata dalla polizia statunitense, per lanciare un segnale ad Obama, al Senato americano e al mondo intero: il Sud Sudan versa in condizioni critiche ed entro la fine dell'anno potrebbe essere dichiarato il disastro umanitario. Come George, We Spy.