Il dissidente M5S De Falco: “Mi faranno un processo? Non me ne frega niente”
Gregorio De Falco, senatore del Movimento 5 Stelle, è tra quei grillini che hanno manifestato perplessità sul Decreto Sicurezza. Il Senatore infatti, già noto come il comandante che ordinò a Francesco Schettino di risalire a bordo della Concordia, ha presentato degli emendamenti, ventiquattro, che dovrebbero scendere fino a sei, “il minimo indispensabile”, per “sanare dei profili di incostituzionalità nel decreto”.
Quello che spaventa Luigi di Maio, però, è un voto contrario in Senato, visto che i numeri già sono esigui: il margine infatti è di soli sei voti e il rischio che se ne perdano esiste, tenendo conto del fatto che oltre a De Falco, sembrano non voler votare a favore del provvedimento anche Fattori, Nugnes e Mantero.
Per questo, il Ministro del lavoro Di Maio ha chiesto a De Falco di “non far cadere il governo”. Stupendo un po’ anche il Senatore, che ha commentato durante l’intervista al Corriere della Sera: “Ma scusate, pensate davvero che un governo possa cadere per De Falco? Sung nu fiss? Con tutti i condoni, la Tap, la Tav, la Bce, pensate che caschi con i miei emendamenti?” E poi ha spiegato di aver parlato degli emendamenti anche con il Premier Conte, che gli è sembrato essere d’accordo, ma che ha detto di aver bisogno di tempo per studiare meglio tutto. Conte, un uomo che De Falco definisce di “un’intelligenza vivace. Mi ha impressionato la rapidità di pensiero. Il problema è che lo sta traducendo in atti concreti. È un neofita, come me. Forse serviva più esperienza. Cerca di mediare e sintetizzare le posizioni”.
A proposito di posizioni. Alle elezioni il Movimento 5 Stelle conquistò il 32% dei consensi, la Lega invece il 17%. Oggi, le posizioni sono quasi invertite: la Lega, stando agli ultimi sondaggi, è circa al 30% mentre il M5s ha perso qualche punto e si ferma intorno al 29%. E questo si riflette anche al governo. De Falco però non si ritiene preoccupato o sorpreso della prevalenza di Salvini, e ha spiegato: “Io sono stato un sostenitore del governo con la Lega. Il problema non è Salvini, siamo noi. Che siamo gli azionisti di maggioranza e non ci facciamo valere.”
De Falco ha poi fermamente dichiarato: “Io resto nel Movimento, come nella Marina miliare, con una bussola: la Costituzione” e lo ha detto per negare le voci di corridoio che affermano che voglia uscire dal Movimento 5 Stelle. Riconosce, però, che “dà fastidio che parli”. E questo non piace al Comandante: “Non è bello saperlo, così come non è bello sentirsi dire che se voti contro è tradimento. Cosa ho tradito? Il programma? Il contratto? La Costituzione? Un secco, un asino, lo puoi costringere ad andare alla fonte, la fonte del diritto, ma non puoi costringerlo ad abbeverarsi”.
Del decreto, inoltre, ha affermato non si sia parlato molto in assemblea, luogo che “non ha un ordine del giorno preciso”. “Ho chiesto che si discutesse dello status dei porti, che la commissione Ue considera delle imprese. E ho scritto a Toninelli per un parere. Niente, non mi ha risposto. Poi ha fatto sapere che si può discutere dello status: ma come, tutto questo parlare di sovranismo, di acqua pubblica, di autostrade pubbliche e poi l’acqua del mare diventa privata?”, ha commentato, lasciando il dubbio in sospeso, De Falco.