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Il consumo di carne “diminuito del 20%” dopo l’allarme dell’Oms

A 24 ore dall’annuncio dell’Oms sulla pericolosità delle carni rosse e quelle lavorate, la vendita in Italia sembra essere già in calo. Era stato già così con mucca pazza e aviaria, ma i commercianti ora sono più preoccupati: “Stavolta il rischio è stato segnalato da una fonte autorevole”.
A cura di Biagio Chiariello
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Dopo che per le carni rosse e quelle lavorate è stata accertata la “probabilità” di sviluppare tumori, la popolazione cambierà le proprie abitudini? E’ questa ovviamente la domanda a cui si cercherà di dare una risposta nelle prossime settimane. Qualche prima indicazione arriva però già da Assomacellai: "le vendite – racconta preoccupato Gian Paolo Angelotti, presidente dell’associazione di categoria, a Repubblica  –  sono crollate del 20%" dopo l'allarme Oms sul rischio-cancro. In realtà i consumatori sembrano avere ancora “le idee confuse", sui risultati della ricerca, ammette Angelotti. In molti nelle ultime 24 ore hanno preferito acquistare pollo e pesce, non toccati dagli esiti dello studio. Risultato: "Il numero degli scontrini battuti ieri è uguale a quello dei giorni scorsi – ammette Angelotti -. Il fatturato in controvalore invece è calato di un quinto".

Dalla mucca pazza al rischio cancro con le carni rosse/lavorate

Il timore è che possano esserci ripercussioni simili a quelle che si ebbero quando esplose il caso dell'epidemia di encefalopatia spongiforme bovina (alias "mucca pazza") o dell'aviaria. In quel caso il giro d'affari su mucche e polli crollò rispettivamente dell'80 e del 50%. “Un conto è l'allarme per un rischio sanitario come la Bse  –  spiega Marco Guerrieri, responsabile carne della Coop Italia  –  In quel caso, esaurito il pericolo di contagio, non ci sono controindicazioni a tornare alle proprie abitudini alimentari". Lo studio Oms è invece un'altra storia: "La fonte è autorevole anche se mette assieme paesi e filiere molto differenti tra di loro  –  continua  –  Sono sicuro che toccherà l'opinione pubblica in maniera profonda. I contraccolpi saranno più pesanti di quanto si pensi ora”.

"A rischio 180mila posti di lavoro"

Nel frattempo la Coldiretti ha annunciato le stime sui possibili contraccolpi a livello lavorativo della decisione dell’Oms di inserire wurstel, salsicce, insaccati e carni in scatola nella lista nera degli alimenti cancerogeni. Secondo l’associazione, “ falsi studi sulla carne mettono a rischio 180 mila posti di lavoro, in un settore chiave del Made in Italy a tavola, che vale da solo 32 miliardi di euro, un quinto dell’intero agroalimentare tricolore”. A denunciarlo è il presidente Roberto Moncalvo.  “Si sta creando una campagna allarmistica immotivata per quanto riguarda il nostro Paese – continua Moncalvo – soprattutto se si considera che la qualità della carne italiana, dalla stalla allo scaffale, è diversa e migliore, e che i cibi sotto accusa come hot-dog e bacon non fanno parte della tradizione nostrana”.

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