Il caso Sea Watch spacca il governo, Salvini: “Col piffero che il barcone attracca a Lampedusa”
Mentre la nave Sea Watch 3, con a bordo 47 migranti salvati da un naufragio, si trova a circa un miglio dalle coste di Lampedusa, continua il braccio di ferro all'interno del governo tra i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Lo scontro tra i due, e i rispettivi partiti, si fa ancora più duro sul tema dei migranti ad una settimana esatta dalle elezioni europee, in programma domenica 26 maggio. Il Viminale ha vietato lo sbarco dei profughi ancora sull'imbarcazione, dopo aver permesso nei giorni scorsi lo sbarco di donne e bambini, ma proprio nella serata di ieri il leader del Movimento 5 Stelle ha invocato, per risolvere la questione, l'intervento del premier Giuseppe Conte, che a sua volta ha dovuto incassare la reazione stizzita del Ministro dell'Interno. "Mi auguro che nessuno mi dica cosa fare – ha detto Salvini dal palco di Piazza Duomo a Milano, dove era impegnato in un comizio elettorale in vista delle prossime votazioni -, visto che ho dimostrato che l'immigrazione può essere gestita positivamente. Se qualcuno mi chiamasse e mi dicesse ‘falli sbarcare', io dico no. Non vedo il motivo per cui dovremmo aiutare degli scafisti. Questi non sono soccorritori, sono aiutanti dei trafficanti degli esseri umani".
Ancora domenica mattina, 19 maggio, Salvini ha ribadito il suo no allo sbarco dei migranti: "Col piffero che il barcone attracca a Lampedusa. Sono stati fatti decreti e regolamenti ma questi se ne fregano e vanno avanti. Costi quel che costi, questo barcone non attracca, questi immigrati non scendono".
Intanto, la Ong tedesca ha segnalato nelle scorse ore uno stato di emergenza a bordo, a causa del peggioramento delle condizioni psicofisiche di alcuni dei passeggeri che hanno minacciato atti di autolesionismo fino al suicidio, e aspetta in rada a Lampedusa "istruzioni" da parte del governo italiano per capire cosa fare. Su Roma, per altro, grava non solo la spaccatura al vertice dell'esecutivo, ma anche la pressione dell'Onu, il cui Alto commissariato per i diritti umani ha scritto una lettera al governo italiano in cui critica le direttive emanate dal ministero dell'Interno per vietare l'accesso delle navi Ong ai porti italiani e chiede di interrompere l'iter del decreto sicurezza bis perché "viola i diritti dei migranti". Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha confermato di aver ricevuto dalla Rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite a Ginevra la lettera, che "è stata trasmessa anche al ministero dell'Interno e, naturalmente, riceverà da parte del Governo la dovuta attenzione, in coerenza con il tradizionale rispetto degli impegni internazionali e dell'assoluta tutela dei diritti umani", ha spiegato ancora la Farnesina.