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Il caso F-35: 17 miliardi per un caccia ultramoderno pieno di difetti

L’Italia ha investito una cifra astronomica per l’acquisto di 131 esemplari dell’aereo militare super-tecnologico made in USA. Ma il progetto “F35 – Joint Fight Striker” rischia di rivelarsi un vero e proprio fallimento. A svelarlo un dossier della US Government Accountability Office.
A cura di Biagio Chiariello
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Il caso F-35 17 miliardi per un caccia ultramoderno pieno di difetti

C'è un aereo da combattimento nuovissimo, iper-tecnologico, super-devastante e pieno di difetti. Si tratta dell‘F-35, il cacciabombardiere di futura generazione prodotto negli Stati Uniti e già noto in Italia, non certo per le caratteristiche, ma sicuramente per il prezzo astronomico: 17 miliardi di euro per 131 aerei, in barba ai sacrifici chiesti dal Governo. I velivoli dovrebbero essere i prodotti migliori dell’industria militare internazionale degli ultimi anni, è questo il motivo che ha spinto l'Italia a ritenerne necessario l'acquisto per rinnovare i mezzi della Marina e dell'Aeronautica. Ma l'ambizioso piano del Pentagono rischia di naufragare miseramente di fronte ad una serie di problemi tecnico-ingegneristici, che hanno contribuito a ritardi di produzione e costi sempre più esorbitanti. A rivelarlo un dossier del US Government Accountability Office (la Corte dei Conti americana), pubblicato lo scorso 20 marzo, che potrebbe mettere in forse l'intero progetto nel quale hanno investito USA, Italia e molti altri Paesi.

GLI EFFETTI DELLA CONCURRENCY – Il costo del F35 – Joint Strike Fighter Lockheed Martin è raddoppiato dal 2001 di circa 162 milioni di dollari ad aereo. Gli USA dovrebbero produrne ben 2.443 esemplari, per un esborso che, al momento, è stimato dal Pentagono in 395,7 miliardi dollari. Cifra che ha subito un aumento del quattro per cento rispetto alla somma calcolata lo scorso anno. Ma questa crescita dei prezzi tanto vertiginosa da cosa deriva? Il problema principale, secondo il dossier, si chiama concurrency. Di cosa si tratta lo ha spiegato ad AFP l'analista aerospaziale Richard Aboulafia: «E' quando si inizia a costruire qualcosa, mentre si sta ancora testando. Ma mentre si sta testando, allo stesso tempo si apportano modifiche di progettazione, quindi succede che bisogna tornare indietro e cambiare il programma così come era stato pianificato e quel qualcosa che già era stato costruito per difetti riscontrati». Il fatto che i test riguardano le singole parti dell'F35 in maniera isolata, implica che non per forza esse andranno poi a combaciare. Ecco il rischio concurrency.

I DIFETTI DELL'F35 – Tra i difetti riscontrati nei caccia, si segnalano le vibrazioni eccessive, («l’apparecchio non vola bene, da' troppi scossoni»), il malfunzionamento nel casco ad alta tecnologica («la trasmissione dati tra l'elmetto e il display avviene con lentezza e con scarsa affidabilità, tanto da mettere a rischio la capacità di pilotare l’aereo in situazioni di combattimento»). Altro problema deriva dai software di volo: 24 milioni di stringhe di codici, complicatissime da capire anche per gli ingegneri informatici più esperti. Tutta una serie di criticità a cui far fronte, per le quali «al momento solo il 4% dei requisiti di sistema per le missioni per la piena operatività sono stati pienamente verificati» . Una percentuale irrisoria che ben spiega la lievitazione del prezzo dell'intero lotto di 15 miliardi di dollari negli ultimi tre anni. E non è finita qui, perché la cifra potrebbe crescere di altri 13 miliardi entro il 2035.

UN PROGETTO DESTINATO A NAUFRAGARE? – «Gli effetti della concurrency sono apparsi particolarmente evidenti nel 2011 -scrive l’US Government Accountability Office – quando il programma JSF è incorso in un aggravio di spesa per risistemare apparecchi già costruiti correggendo difetti scoperti durante i test successivi». E non a caso già alla fine dello scorso anno, un rapporto della rivista dedicata agli aerei militari Aviation week aveva segnalato che qualcosa nel progetto degli F35 non quadrava. E' probabile, dunque, che quantomeno il Ministero della Difesa italiano sia stato informato della situazione problematica del programma Joint Strike Fighter. In effetti, il Ministro De Paola a febbraio aveva annunciato un taglio sull'acquisto degli F35 già "ordinati", anche per non arrischiarsi in una decisione che sarebbe stata fortemente antipopolare. Del resto è stato lo stesso  Dipartimento della Difesa a stelle e strisce a prevedere che per il 2017 (anno in cui, da contratto, è prevista la consegna dei primi caccia) saranno costruiti 365 aerei a fronte dei 1591 esemplari annunciati dal progetto originario. Gli altri vedranno la luce quando i problemi tecnici saranno risolti, ma per adesso all'Italia (e a chi ha investito in questo progetto) resta un pugno di mosche dal valore di 17 miliardi di euro. Ed è una cifra comunque provvisoria.

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