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Il boss dei Casalesi Antonio Iovine ha deciso di collaborare con la giustizia

“‘O ninno”, sanguinario capoclan oggi al 41 bis, ha iniziato a collaborare con i magistrati del pool anti-camorra di Napoli. La sua decisione potrebbe rappresentare una svolta storica nella lotta alla criminalità organizzata.
A cura di Davide Falcioni
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A quasi quattro anni dal clamoroso arresto, datato 17 aprile 2010, il padrino del clan dei Casalesi Antonio Iovine ha deciso di iniziare a collaborare con i magistrati del pool anticamorra di Napoli. La scelta del boss potrebbe rappresentare una svolta storica nella lotta alla camorra. La decisone di collaborare sarebbe arrivata un paio di settimane fa, quando Iovine ha iniziato a rispondere alle domande dei pm Cesare Sirignano e Antonello Ardituro, membri dell'equipe coordinata dal procuratore Giuseppe Borrelli. In realtà, tuttavia, i primi segnali positivi erano stati lanciati da O'ninno nell'agosto del 2011, quando – sotto interrogatorio – lasciò intendere qualche possibilità di apertura.  L'episodio sarebbe rimasto isolato per anni finché, nel dicembre scorso, Iovine non ha deciso di revocare l'incarico ai suoi avvocati: un segnale chiarissimo, indicativo della volontà di mutare atteggiamento. sarebbero passati quasi 5 mesi, fino a pochi giorni fa, quando il boss ha iniziato a parlare. Ora spetta ai magistrati valutare la credibilità delle sue parole, ma quello che è certo è che Iovine è stato trasferito dal carcere di Nuoro (dove era detenuto in regime di 41bis) e che i suoi familiari sono stati messi sotto protezione.

A testimonianza della decisione di Iovine il fatto che, nei giorni scorsi, i parenti dell'ex boss sono stati tutti trasferiti in località segrete. Ciò per evitare ritorsioni contro la decisione dell'ex primula rossa del clan dei Casalesi. Tra i parenti sotto tutela c'è la moglie, Enrichetta Avallone, 45 anni, finita in carcere nel 2008 per una vicenda di estorsione e tornata in libertà nel luglio del 2011; e il figlio, Oreste, 25 anni, attualmente in carcere: fu fermato il 19 ottobre del 2013, insieme ad altre quattro persone vicine alla fazione del clan guidata dal padre, con l'accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti.

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