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I tagli alla Difesa del Ministro Di Paola: meno soldati, meno F-35 e meno generali

Il Ministro della Difesa davanti alle Commissioni di Camera e Senato ha presentato il nuovo piano di tagli ai costi delle Forze Armate. Annunciata una diminuzione graduale del personale sia civile che militare, la dismissione di strutture in disuso e l’acquisto di 90 F-35 rispetto ai 131 previsti.
A cura di Antonio Palma
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Il Ministro della Difesa davanti alle Commissioni di Camera e Senato ha presentato il nuovo piano di tagli ai costi delle Forze Armate. Annunciata una diminuzione graduale del personale sia civile che militare, la dismissione di strutture in disuso e l'acquisto di 90 F-35 rispetto ai 131 previsti.

Dopo i dubbi e le polemiche sull'eccessiva spesa militare nel nostro Paese in tempo di crisi economica e le forti critiche sull'acquisto dei caccia F-35 da parte delle Forze Armate, ecco il deciso passo indietro e il  tanto atteso piano di austerity preparato dalla Difesa. Il nuovo programma di spesa per le componenti del nostro Esercito lo ha illustrato questa mattina il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola davanti alle Commissioni riunite di Camera e Senato. I punti cardine del nuovo piano di tagli sono la riduzione sostanziale di organico sia militare che civile, il minore numero di caccia da acquistare, la dismissione delle strutture non utilizzate e la riduzione del numero di generali e ammiragli.

I tagli necessari per la nuova programmazione economica del Governo – La necessità  di una revisione di tutto il sistema delle Forze armate era cosa ormai accettata anche dagli alti vertici militari come aveva ricordato lo stesso Capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Biagio Abrate. Le mutate condizioni dello scenario internazionale ma anche i tagli stabiliti dalla programmazione economica del Governo tecnico hanno imposto un grande riesame di tutta l'organizzazione delle nostre Forze Armate, dopo l'ultimo riordino a seguito dell'abolizione della leva obbligatoria. Da anni infatti si parla di tagli ma si è dovuto aspettare la crisi economica per dare una sostanziale accelerazione al piano di riduzioni, ed è significativo che ad annunciarlo sia uno stesso militare prestato alla politica come l'ammiraglio Di Paola, già capo di stato maggiore e al vertice delle forze Nato.

Una riduzione del 30% tra militari e civili in dieci anni – Il nostro esercito, come ha ricordato Di Paola molte volte, ha troppi elementi e troppe strutture per un esercito moderno e, dunque, è proprio da lì che inizieranno le riduzioni, con "un dimagrimento delle strutture di oltre il 30%" attraverso dismissioni di caserme e impianti militari e la riduzione di personale di circa 43mila unità. L'obiettivo ha assicurato Di Paola è quello di "una migliore efficacia operativa" con accorpamenti di funzioni e reparti e una progressiva diminuzione degli ingressi di personale che a regime, nei prossimi dieci anni, arriverà a contare 33 mila militari e diecimila civili in meno alle dipendenze delle Forze Armate. La riduzione quindi sarà graduale e oltre ad un 20-30% di nuove reclute sono previste anche misure di "mobilità verso altre amministrazioni e l'applicazione di forme di part-time". Di questa riduzione una parte sarà dedicata proprio agli alti gradi, ormai in abbondante sovrannumero in un esercito professionale di soli volontari il cui budget per oltre il 60% è riservato proprio al mantenimento degli uomini in divisa. Per ammiragli e generali ci sarà "una riduzione superiore del 30%" ha annunciato il Ministro, anche attraverso prepensionamenti.

Saranno acquistati 90 F-35 – Per quanto riguarda invece l'acquisto di tecnologie e mezzi, Di Paola ha annunciato la riduzione del numero di F-35 che saranno acquistati, passando dai 131 caccia previsti ai 90 esemplari. Una revisione necessaria per il taglio finanziario imposto dal Governo e dal Parlamento, ma una spesa obbligatoria secondo il Ministro per una "componente aerotattica irrinunciabile" al nostro esercito che nell'arco di 15 anni vedrà i suoi velivoli attuali uscire fuori produzione per arretratezza dei sistemi tecnologici. "Il riesame del programma ci porta a ritenere perseguibile l'obiettivo di 90 velivoli, un terzo in meno" ha detto il Ministro, ricordando i soldi già spesi dall'Italia nel progetto Joint Strike Fighter per la costruzione di un velivolo di nuova generazione, che è già "nei programmi di ben 10 Paesi".

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