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I precari del nucleare scrivono a Di Maio: “Tuteliamo la sicurezza, con contratti in scadenza”

Sono circa 100 i lavoratori precari impiegati dalla Sogin, la società che si occupa dello smaltimento delle centrali nucleari italiane e dello smaltimento delle scorie. Sono precari ma si occupano della sicurezza nucleare del Paese. I loro contratti scadono il 31 ottobre e non sanno nulla del loro futuro: per questo chiedono di incontrare il ministro Di Maio.
A cura di Valerio Renzi
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L'Italia è l'unico paese che, dopo aver imboccato la strada del nucleare civile, ha fatto marcia indietro. Merito delle battaglie ambientaliste e pacifiste, del diffondersi di una coscienza ecologista tra i cittadini, ma soprattutto della vittoria della volontà popolare in ben due referendum. Il primo nel 1987, vinto sull'onda del disastro della centrale nucleare di Černobyl avvenuto l'anno prima, il secondo del 2011 che ha visto una nuova vittoria del fronte ‘no nuke' che sembra aver fatto tramontare definitivamente ogni progetto nucleare nella Penisola.

Della stagione nucleare rimangono ancora le scorie e le centrali, il cui smantellamento è tutt'altro che un processo veloce e semplice. A occuparsi del problema c'è la Sogin, società 100% pubblica che ha come unica mission quella dell'individuazione del sito e della successiva costruzione del Deposito Nazionale di Rifiuti Radioattivi, dove finiranno le parti contaminate degli impianti dismessi, ma anche gli scarti radioattivi delle attività industriali, di ricerca e delle medicine nucleari. L'obiettivo è quello di restituire i siti degli impianti di Trino, Caorso, Latina e Garigliano completamente denuclearizzati, e di gestire in sicurezza le scorie radioattive.

Le stime più ottimistiche valutano i tempi di smantellamento e la costruzione e il riempimento del Deposito Nazionale in almeno cinquant'anni. Poi le storie stoccate dovranno essere sorvegliate per almeno tre secoli. Non si tratta dunque di scavare una buca e di dimenticarvi all'interno dei bidoni, ma di un lungo lavoro che consentirà all'Italia di essere davvero un paese denuclearizzato. Di un lavoro importante per la pubblica sicurezza.

Nella Sogin sono impiegati geologi, tecnici, esperti, ingegneri, operai specializzati che in questi anni hanno accumulato il sapere necessario a raggiungere obiettivi stabiliti dalla legge e nell'interesse collettivo. Hanno raggiunto risultati rivendicati in ogni sede da ministri e governi, eppure continuano ad essere per la maggior parte precari. Saperi e risultati che ora rischiano di venire dissipati proprio per la precarietà. Parliamo infatti di personale assunto in moltissimi casi con contratti a tempo determinato in somministrazione che, dopo rinnovi e proroghe, andranno tutti in scadenza il 31 ottobre del 2018.

Della vicenda si sono interessati alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle, con un'interrogazione firmata lo scorso 3 ottobre da Davide Zanichelli, Davide Aiello, Giuseppe Filippo Perconti e Jessica Costanzo, che al collega e ministro Di Maio hanno chiesto "se intenda attivarsi per garantire che la Sogin rispetti lo spirito del ‘decreto dignità', finalizzato al superamento del precariato, utilizzando lo strumento dei contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato".

In mancanza di certezze sul futuro a un mese dallo scadere di tutti i contratti, un gruppo di dipendenti in somministrazione, che hanno scelto la firma Precari Nucleari, tutelati dall'associazione sindacale Clap – Camere del lavoro autonomo e precario, ha deciso di scrivere una lettera aperta al ministro e vicepremier Luigi Di Maio, per avere notizie sul proprio futuro. Nella missiva sottolineano il paradosso di aver mantenuto del personale qualificato e a cui venivano affidati compiti strategici in uno stato di perenne precarietà:

In Sogin, i lavoratori precari hanno occupato da subito ruoli strategici per la sicurezza nucleare e alcuni di essi gestiscono documenti classificati dal punto di vista della segretezza ai fini della Sicurezza Nazionale. Informazioni strategiche, materiali pericolosi, infrastrutture critiche e rilevanti per la sicurezza nazionale, compresa la famigerata Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee per il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi (CNAPI), dipendono anche da lavoratori precari, meno garantiti e tutelati dei dipendenti Sogin.

Una situazione che per i precari non ha ragion d'essere e che potrebbe essere superata con la stabilizzazioni senza ostacolo: il lavoro da fare c'è, le competenze anche, sembrerebbe mancare la volontà politica. I lavoratori hanno chiesto un incontro con l'azienda, ma per il momento nessuna risposta, così hanno deciso di interessare direttamente il governo.

Una nostra recente richiesta di incontro per fare chiarezza sul futuro lavorativo dei precari non ha avuto alcun seguito e le dichiarazioni, più o meno ufficiali, che abbiamo avuto la possibilità di ascoltare non fanno altro che aumentare la confusione e diffondere informazioni non corrette. Riteniamo pertanto indispensabile rivolgerci a Lei, non riuscendo a individuare, all’interno dell’azienda, interlocutori attenti al futuro delle lavoratrici e dei lavoratori.

L'appuntamento è per un presidio il prossimo 19 ottobre proprio sotto la sede del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali presieduto dal leader del Movimento 5 stelle, in concomitanza con una giornata di sciopero: "Speriamo di incontrarLa lì e siamo certi che vorrà scambiare alcune idee con noi, per trovare una soluzione rapida a un problema che va avanti da molti, troppi anni. La Sicurezza Nucleare è una cosa seria, proprio come il futuro delle lavoratrici e dei lavoratori. Scriviamo insieme un futuro più sicuro con la stabilizzazione di tutti i precari e le precarie del comparto nucleare".

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Prima di arrivare a Fanpage.it ho collaborato su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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