I politici snobbano la legge sul testamento biologico: in Aula presenti 20 deputati su 630
Dopo mesi di stallo, di bordate, di barricate annunciate e promesse dalle opposizioni contrarie all'approvazione, la legge sul testamento biologico questa mattina è finalmente approdata in Aula per la discussione parlamentare, dopo essere rimasta appesa al filo dell'ostruzionismo politico in commissione. Nonostante ciò, però, il disegno di legge è stato esaminato in un'Aula semivuota: a Montecitorio, infatti, erano presenti solo una decina scarsa di parlamentari, tra cui Gianni Cuperlo (Pd), Matteo Mantero (M5s), Fabrizio Cicchitto (Ncd), il vicepresidente della Camera Roberto Giachetti e inizialmente la parlamentare Paola Binetti, che in seguito ha abbandonato la seduta.
"Girano video che mostrano l’Aula vuota, ma è una cosa che si verifica sempre in occasione delle discussioni generali che coinvolgono solo i deputati chiamati a intervenire, mentre le fasi successive c’è un coinvolgimento pieno dell’Aula. Nella giornata di oggi si è svolto un dibattito ricco di quasi 4 ore e al di là della assoluta libertà di stampa e cronaca parlamentare, forse ci si dovrebbe concentrare più sulla qualità del dibattito che fare una traduzione esclusivamente numerica", ha dichiarato il vicepresidente Giachetti spiegando per quale motivo, secondo lui, la scarsa presenza in Aula non sarebbe indice di "menefreghismo", ma semplicemente dovuta al fatto che nella fase di discussione generale serve che a Montecitorio ci siano i parlamentari chiamati a intervenire. La discussione in Aula è durata circa 4 ore e ha visto susseguirsi 17 diversi interventi provenienti da parlamentari di tutti gli schieramenti.
Nuovo centrodestra, Forza Italia e Lega Nord sono contrari al provvedimento. Ncd sostiene che "la legge vada rivista in molti punti e perfezionata per superare le criticità. Non accetteremo mai di introdurre l’eutanasia e il suicidio assistito e rendere legale quello che per la legge italiana è di per sé illegale", mentre la deputata forzista Daniela Santanchè è più tranchant: "Decidere di morire non è un atto di coraggio e lo Stato italiano non dovrebbe sostenere questo atteggiamento. Nessuno in un paese civile può sentirsi libero di non curarsi”.