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Omicidio Giulio Regeni

I genitori di Giulio Regeni: “Feriti dalla scelta del governo di rimandare ambasciatore in Egitto”

Paola Deffendi e Claudio Regeni – madre e padre dell’italiano ucciso in Egitto nel 2016, hanno commentato ieri la decisione del governo italiano di rimandare in Egitto l’ambasciatore. “E’ stato come dire ‘il caso è chiuso’, e infatti così hanno subito detto i media in Egitto”.
A cura di Davide Falcioni
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"Sostenevamo, con tante altre persone, non solo in Italia, che era meglio trattenere ancora in Italia l'ambasciatore, o farlo tornare insieme ad altre soluzioni perché altrimenti, ragionando come ragionano dall'altra parte del Mediterraneo, era una resa. Era come dire ‘il caso è chiuso' e infatti così hanno subito detto i media in Egitto". Con compostezza e misura, ma senza nessun timore, i genitori di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto, hanno pronunciato queste parole ieri sera ospiti della trasmissione di Rai3 Che Tempo Che Fa, criticando duramente la scelta del governo italiano di rimandare al Cairo l'ambasciatore malgrado da parte delle autorità egiziane non siano stati compiuti significativi passi avanti nella ricerca della verità sul rapimento, la tortura e l'uccisione di Giulio. "La modalità con cui ci è stata comunicata la decisione ci ha colpito – ha detto con pacatezza il padre del giovane ricercatore -. Si poteva parlarne insieme, se non altro per trovare delle vie per dire che conosciamo perfettamente l'importanza del coordinamento della politica nell'area del Mediterraneo, ma si potevano fare delle azioni…".

Paola Deffendi e Claudio Regeni, madre e padre di Giulio, hanno raccontato che loro figlio sembrava sereno e pieno di ottimismo. L'ultima volta che l'avevano sentito li aveva salutati con "Ciao, se vedemo", in dialetto friulano, ma nelle loro conversazioni erano ricorrenti le chiacchiere sui progetti di vita. Anche per questo, ancora una volta, i genitori di Regeni hanno chiarito come mai il ricercatore si trovava in Egitto: "Vogliamo togliere via alcuni pregiudizi sulla ricerca che Giulio stava facendo in Egitto quando è sparito. Era una ricerca in campo economico, a Giulio interessava il discorso dell'economia politica. Frequentava un corso universitario sullo sviluppo industriale, economico e sociale dei paesi in via sviluppo. All'interno di questo c'era il discorso sui sindacati. Non era quello il cuore della sua ricerca", ha raccontato la mamma. "Una parte di quella ricerca era sul sindacato governativo, e stava ultimando la parte sui sindacati non governativi" ha spiegato la signora Paola.

Paola e Claudio Regeni hanno poi parlato del modo in cui gli assassini di Giulio hanno ridotto loro figlio: "Quando abbiamo visto il corpo, ci ha subito dato il senso che quella persona, Giulio, non è stata rispettata. Si pensa al male fisico – ha spiegato la madre – ma poi mi è venuto in mente un Giulio che soffriva, ma pensava di uscire da quella situazione. Che era in balia degli altri, senza dignità. Lo sputo, per la nostra civiltà, rappresenta un segno di disprezzo totale: ecco, noi abbiamo letto quel disprezzo sul corpo di Giulio".

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