I francesi non “salveranno” più Pompei, sfuma il finanziamento del restauro
Nei mesi scorsi la Francia non solo aveva parlato della nostra Pompei ma aveva anche promesso, di fronte ai numerosi crolli che hanno investito il sito campano, finanziamenti di restauri per 5-10 milioni l’anno. Finanziamenti che, stando alle ultime dichiarazioni del presidente dell’Epadesa Joelle Ceccaldi-Rynaud, non ci saranno più, almeno per il momento. “Il periodo attuale – infatti – non è il migliore per intraprendere azioni di mecenatismo”, così ha fatto sapere l’ente che amministra il distretto finanziario La Defense a Parigi tornando indietro sui suoi passi.
Il salvataggio di Pompei da parte dei francesi – Lo scorso novembre vi era stato l’annuncio del “salvataggio” francese di Pompei: “Ci sembra giusto – aveva detto il ceo de l’Epadesa Philippe Chaix – che la Defense, la città della tecnologia contemporanea del XXI secolo, tenda la mano alla città antica in difficoltà”. Poi, dopo qualche mese, lo scenario sembra essere completamente cambiato, nonostante la presidente dell’Epadesa, la quale ha ricordato le scadenze politiche “che è bene rispettare e la crisi economica” che colpisce tutti, promette di continuare “ad operare discretamente in favore del progetto di Pompei”.
Un dietrofront sconcertante – Così definisce il ritiro della Francia Luisa Bossa, deputata Pd ed ex sindaco di Ercolano che accusa le istituzioni italiane: “Il dietrofront dei francesi su Pompei è sconcertante. Bisogna fare una riflessione attenta sulle responsabilità. Evidentemente è stato fatto un lavoro parziale, non convincente, che ha messo in fuga chi, in un primo momento, voleva dare una mano per il recupero di un pezzo di patrimonio dell’umanità”. Per l’onorevole stiamo così perdendo dei fondi necessari, parallelamente ad una perdita di credibilità del nostro Paese. Dal suo punto di vista, dunque, Pompei non ha saputo guadagnarsi sufficiente attenzione e il ministro Ornaghi, insieme al governatore Caldoro, “dovrebbero rendere conto – dice la Bossa – di questo dietrofront che appare come una bocciatura della credibilità degli annunciati progetti su un’area archeologica che il mondo ci invidia e che noi non sappiamo valorizzare”.