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I discorsi di Abu Mazen e Netanyahu tra accuse reciproche e tentativi di dialogo

In occasione della richiesta ufficiale di riconoscimento dello Stato della Palestina presentata all’Onu, il leader palestinese e quello israeliano hanno tenuto il loro discorso davanti all’assemblea Generale delle Nazioni Unite.
A cura di Antonio Palma
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Abu Mazen e Netanyahu hanno tenuto il loro discorso all'ONU

Potrebbe essere una nuova svolta nel rapporto tra lo Stato palestine e Israele, o un nulla di fatto, il tentativo di dialogo che i due leader si sono lanciati nei loro duri discorsi davanti all’assemblea generale dell’Onu. In occasione della richiesta ufficiale di riconoscimento dello Stato della Palestina il leader dell’Anp, Abu Mazen è stato chiamato ad intervenire davanti all’assemblea delle Nazioni Unite.

Abu Mazen accolto da un lungo applauso di molti rappresentanti dei Paesi presenti, ha chiesto a gran voce l’approvazione della richiesta consegnata poco prima al segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. “Siamo l'ultimo popolo sotto occupazione straniera, questa richiesta non può essere respinta” ha detto il leader dei palestinesi che nell’istanza presentata reclama uno Stato palestinese entro i confini del 1967, quelli prima della guerra dei sei giorni.

Il capo dell’Autorità Nazionale Palestinese ha introdotto il suo discorso con un duro attacco contro la politica israeliana, che non fa altro che prevedere “nuove confische di terre palestinesi per costruire nuovi insediamenti”. Abu Mazen non ha voluto usare mezze misure e si è scagliato contro Israele e “la sua pulizia etnica verso i palestinesi”, contro quelle politiche di insediamenti che “minacciano l'esistenza stessa dell'Anp”. Il leader dei palestinesi si è rivolto direttamente ai rappresentanti in sala ricordando a tutti che non si può permettere “a Israele di stare sopra la legge e di rifiutare le risoluzioni dell'Onu e quelle della Corte di Giustizia internazionale”, Abu Mazen ha avvertito che la “politica israeliana provoca lo stop del processo di pace e distrugge le possibilità di arrivare alla soluzione due popoli due Stati accettata dalla comunità internazionale”.

Dopo i toni duri, alla fine, è arrivato anche lo spiraglio lanciato alla parte avversa, “siamo pronti a tornare al tavolo del negoziato” ha detto Abu Mazen, ovviamente con la condizione che siano interrotte le attività degli insediamenti e, con un appello finale al dialogo, ha concluso “io dico agli israeliani, fate un passo verso la pace”.

I discorsi di Abu Mazen e Netanyahu all'ONU

Accuse reciproche e tentativi di dialogo tra il leader palestinese e quello israeliano nel discorso tenuto in occasione della richiesta di riconoscimento dello Stato della Palestina

Probabilmente Benyamin Netanyahu ha ben ascoltato il discorso di Abu Mazen, benché non fosse presente in Aula, il suo intervento, infatti, è iniziato con una chiara risposta al leader palestinese, “tendo la mano ai palestinesi per una pace giusta e durevole” ha esordito, ma poi ha subito rispedito indietro le accuse di pulizia etnica ricordando che “i palestinesi, nel loro nuovo Stato, non permetteranno l'ingresso degli ebrei”. Il Premier israeliano ha chiarito che senza una pace duratura non ci sarà alcuno Stato palestinese, “viene prima la pace con noi, poi lo Stato palestinese” ha sentenziato. Netanyahu ha attaccato direttamente Abu Mazen e la sua politica rammentando il caso della Striscia di Gaza in mano ah Hamas, “gli avevamo lasciato le chiavi di Gaza, ma lì l'Autorità palestinese è collassata in un giorno” ha ricordato. Netanyahu continuando nel suo atto di accusa al leader palestinese ha detto “ci siamo incontrati una sola volta quest'anno, anche se la nostra porta è sempre rimasta aperta, e posso venire a Ramallah”, infine, ha voluto lanciare una proposta immediata “incontriamoci oggi in questo edificio, siamo nella stessa città, nello stesso palazzo, se vogliamo davvero la pace chi ci ferma? Parliamo apertamente e onestamente, ascoltiamoci”.

E’ improbabile che i due leader si incontrino ora, almeno finché non ci sarà stato il voto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla richiesta palestinese. Le speranze di un’approvazione sono remote, la richiesta per essere approvata avrà bisogno di almeno nove voti favorevoli, ma in tal caso gli Stati uniti hanno già fatto sapere di voler porre il veto, che annullerebbe tutto. La Palestina rischia di rimanere in un limbo tra Stato e non Stato dove l’unica soluzione è il ritorno al dialogo per avvicinare due posizioni che per il momento restano molto distanti, ma ciò è possibile solo se le due entità accetteranno alcune richieste reciproche.

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