I 10 serial killer più sanguinari della storia d’Italia
La storia dell'Italia, soprattutto quella compresa tra gli anni Settanta e Duemila, è macchiata dal sangue di vittime innocenti, che hanno avuto la sfortuna di incontrare sulla loro strada personaggi malefici, in grado di uccidere con freddezza e senza rimpianti. Sono almeno dieci i serial killer più sanguinari del nostro Paese, quelli che con i loro omicidi, procurati con armi da fuoco, fendenti o veleni, hanno messo fine alla vita di decine di persone, uomini, donne e bambini, senza distinzione alcuna di genere o di età, tenendo col fiato sospeso l'opinione pubblica che seguiva attraverso i giornali dell'epoca gli sviluppi di queste intricate vicende. Questi soggetti, infatti, non si limitavano ad ammazzare una sola volta, ma ripetevano i loro delitti, per motivi passionali o familiari, spesso utilizzando una firma che potesse contraddistinguerli e venendo etichettati come veri e propri mostri, prima che la giustizia facesse loro scontare la pena che meritavano. Eccone almeno dieci, le cui storie fanno rabbrividire ancora oggi.
Il "mostro di Firenze" Pietro Pacciani
È stato un orrore lungo ben 17 anni quello messo in pratica da Pietro Paccini, noto anche come "il mostro di Firenze" e i suoi "compagni di merende", tra cui il portalettere Mario Vanni. I due sono stati accusati da un terzo membro del gruppo, Giancarlo Lotti, detto Katanga, che ha confessato di aver assistito alle uccisioni architettate e messe in atto dagli altri due. Dal 1968 al 1985 hanno compiuto otto duplici omicidi che hanno insanguinato le campagne toscane. Le vittime preferite erano le coppiette che si appartavano in macchina tra gli alberi. Pacciani è morto nel 1998 alla vigilia del processo, proprio mentre attendeva ancora la sentenza di una vicenda che nasconde molti misteri irrisolti. I primi a essere uccisi, nell'agosto del 1968, furono Barbara Locci, 32 anni, e il suo amante, Antonio Lo Bianco, di 29. Il figlio della donna, Natalino Mele, al momento dell'omicidio si trovava sul sedile posteriore dell'auto dove i due si erano appartati. Unico testimone del fatto, affermerà in seguito di non ricordare nulla di quella notte a causa di "strani vuoti di memoria". Nel 2009 è morto per cause naturali altro l'altro killer, Vanni, condannato a vita per 4 di quei duplici delitti.
Il mostro senza nome di Udine
Ancora una volta, le vittime preferite del mostro sono donne. In questo caso, sole, spesso dedite alla prostituzione. Sono ben 14 quelle ammazzate a Udine da un killer che è ancora senza volto. È il 1971 quando si diffonde la notizia della morte di Irene Belletti, uccisa a coltellate e ritrovata nella sua auto nei pressi di una stazione, dove si era probabilmente appartata con il suo compagno. Un modus operandi, questo, che ricorda molto quello del mostro di Firenze. D'altronde, gli anni sono più o meno gli stessi. Anche gli altri 13 delitti che seguiranno quello di Irene, fino al 1989, saranno effettuati nelle notti di pioggia. L'assassino, in questo caso, strazia i corpi con la sua macabra firma: un taglio a forma di "S" che va dallo sterno al pube. Un taglio chirurgico che somiglia a quello praticato negli anni Cinquanta dai ginecologi per eseguire il parto cesareo. Per questo i sospetti sono caduti su un uomo appartenente alla media borghesia cittadina, oltre ad essere un ex studente di medicina con problemi psichiatrici. Ma si tratta ancora di una ipotesi mai confermata.
Milena Quaglini
È forse l'unica donna serial killer della storia d'Italia. Milena Quaglini, classe 1957, nata in una modesta famiglia della provincia pavese, da vittima si è trasformata in carnefice, uccidendo due uomini che l'hanno a loro volta stuprata. Il suo è il primo caso nazionale del genere. Dopo un'infanzia difficile dovuta alla presenza di un padre che la picchiava, e un primo matrimonio con un uomo di 10 anni più vecchio di lei da cui ha avuto un figlio maschio, Milena conosce quello che diventerà il suo secondo marito, Mario Fogli, un uomo violento che aprirà la strada al suo primo omicidio, quello di Giusto Dalla Pozza, 80 anni, e che sarà la sua seconda e ultima vittima. La donna è morta nella sua cella nel carcere di Vigevano, strangolandosi con dei pezzi di lenzuolo e appesa al gancio per appendere gli abiti del suo armadietto in acciaio.
Roberto Succo
Ha cominciato con l'uccidere i suoi genitori all'età di 19 anni Roberto Succo, il serial killer dagli occhi di ghiaccio, vittima di se stesso, del disturbo schizofrenico che lo ha tormentato tutta la vita. Non solo. Dopo essere fuggito, ha seminato panico ed orrore nel resto d'Europa. Nel 1987 ormai fuori dai confini italiani, si dà a ogni tipo di crimine, tra cui sequestri, rapine, violenze e ancora omicidi: si introduce in una villa e violenta una 23enne, uccide un brigadiere della Gendarmeria Nazionale Francese, un medico, un ispettore di polizia e due ragazze di 17 anni. L'anno successivo è arrestato a Treviso da un collega poliziotto del padre. Si suicida nel 1998, a soli 27 anni, nel carcere di Reggio Emilia asfissiandosi con il gas. La sua vicenda ha esercitato una grande fascinazione nella memoria collettiva, tanto da ispirare l'opera del drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès, "Roberto Zucco".
Il "mostro di Foligno" Luigi Chiatti
Andava a caccia di bambini Luigi Chiatti, meglio conosciuto come il "mostro di Foligno", che sta ancora scontando la pena di 30 anni in carcere per i delitti commessi. Nato orfano e in seguito prelevato dall'istituto dove ha vissuto nei primi anni della sua vita, nel 1992 uccide la sua prima vittima, Simone Allegretti, 4 anni e mezzo, che scompare nel nulla nella campagna fra Foligno e Bevagna. In seguito si scoprirà che Luigi aveva attirato il bimbo con un pretesto, lo aveva portato a casa, fatto spogliare e poi aveva cominciato a toccarlo. Quando il piccolo aveva cominciato a piangere prima lo aveva stordito soffocandolo e poi lo aveva finito con due coltellate alla gola. Nel 1993 tocca poi a Lorenzo Paolucci, 13 anni: lo finisce con sei fendenti al collo, si masturba davanti al cadavere e poi lo getta dalla finestra, ma il delitto non è architettato alla perfezione come la prima volta. Così viene individuato dalle forze dell'ordine e arrestato. Non si è mai pentito e nel 2019 sarà un uomo libero.
Marco Bergamo, il mostro di Bolzano
Marco Bergamo, il serial killer di Bolzano, è stato condannato ben quattro volte all’ergastolo e a 30 anni di reclusione per l’assassinio di cinque donne, tutti crimini commessi tra il 1985 e il 1995. In questi dieci anni Bergamo, che di mestiere faceva l'operaio e conduceva una vita apparentemente tranquilla accanto ai genitori anziani, ha ammazzato tutte ragazze giovani. La prima, Marcella Casagrande, era una vicina di casa e aveva solo 15 anni quando è morta. Tranne la 41enne Annamaria Cipolletti, tutte le altre sono di età compresa tra i 19 e i 24 anni. Si tratta di Renate Rauch, Renate Troger e Marika Zorzi, morte nel 1992 a distanza di pochi mesi, anno in cui il killer subisce l'asportazione di un testicolo, menomazione, questa, che unita a problemi di impotenza sessuale, accresce la sua rabbia e il suo odio verso le donne.
Maurizio Minghella
Maurizio Minghella, detto anche "il mostro del Valpolcevera" o il "killer delle prostitute", è ancora in carcere per aver violentato e ucciso 5 donne, tra le quali una quattordicenne, tra la primavera e l'autunno del 1978. Classe 1958 ed ex pugile, è stato anche condannato a 131 anni di carcere per aver commesso una serie di dieci omicidi di prostitute avvenuti fra il 1996 e il 2001 a Torino quando era in stato di semilibertà. L'ultima delle sue vittime ad essere identificata è stata, nel febbraio del 2017, Floreta Islami, 29 anni, strangolata a Rivoli, cittadina in provincia di Torino, il 14 febbraio del 1998. Il caso è stato riaperto dopo gli esiti degli esami sulle tracce biologiche rinvenute sulla sciarpa utilizzata come arma del delitto. I risultati hanno confermato la corrispondenza con il profilo genetico di Maurizio Minghella.
Donato Bilancia
È stato condannato a 13 ergastoli per aver commesso una serie di 17 omicidi fra il 1997 e il 1998 in Liguria e nel basso Piemonte, in un arco di tempo di 6 mesi. Donato Bilancia uccide come prima vittima Giorgio Centanaro nella sua casa, soffocandolo con del nastro adesivo, ma dagli inquirenti questa viene archiviata come morte naturale. Fu lo stesso killer a confessare l'assassinio perché era stato disonorato e truffato al tavolo da gioco. Molti dei delitti successivi si consumano a bordo di treni o contro prostitute. Il caso Bilancia ha esercitato un certo fascino negativo sull'opinione pubblica, tanto che a lui si ispira "Ultima pallottola", una miniserie televisiva italiana, per la regia di Michele Soavi, trasmessa per la prima volta nel 2003 su Canale 5, con gli attori Giulio Scarpati, che interpreta l'ufficiale dell'Arma che conduce le indagini, e Carlo Cecchi, nella parte del serial killer.
Gianfranco Stevanin
È conosciuto come il "mostro di Terrazzo" Gianfranco Stevanin, ex agricoltore nelle campagne in provincia di Verona. In uno dei suoi poderi vengono ritrovati i corpi senza vita di tre donne, mentre nella sua abitazione sono rivenuti decine di oggetti di sessuali e migliaia di foto pornografiche. A lui sono riconosciuti in tutto sei omicidi, compiuti nel 1994. Il killer confesserà in seguito di non aver ucciso le sue vittime con premeditazione: pare siano morte durante rapporti sessuali estremi o per overdose da cocaina.
Ludwig, alias Marco Furlan e Wolfgang Abel
Firmavano le loro azioni con il nome di "Ludwig" Marco Furlan e Wolfgang Abel, altri due serial killer della storia d'Italia. Tra il 1977 e il 1984 hanno ucciso 15 persone in Veneto scegliendo le loro vittime tra nomadi, omosessuali, sacerdoti e prostitute, oltre ad aver commesso una serie di altri omicidi in Germania e nei Paesi Bassi. Il loro obiettivo era quello di ripulire il mondo da tutto ciò che fosse "deviato". Vengono arrestati dopo aver tentato di dare fuoco alla discoteca Melamara di Castiglione delle Stiviere. Non solo. Nel maggio del 1983 già avevano incendiato un cinema a luci rosse di Milano provocando la morte di 6 persone. Oggi Abel è in semilibertà, e Furlan è libero.