Guerra in Ucraina, i sette assi nella manica di Vladimir Putin
1) La Russia gode di vastissime risorse energetiche, in termini di gas primariamente ma anche altri combustibili fossili, che le conferiscono una posizione di superiorità strategica rispetto a tutti quelle nazioni, come la maggioranza dei paesi europei, che risultano essere energeticamente dipendenti da fornitori stranieri. La vicinanza geografica e la stabilità politica del paese, inoltre, contribuisce a fare della Russia – rispetto ad esempio alle realtà mediorientali – il partner ideale per l'approvvigionamento energetico. Secondo i dati dell'Eurostato il 63 per cento dell'energia importata in Europa è di provenienza russa.
2) Gli scambi commerciali, in termini di prodotti finiti e semilavorati, tra la Russia e i paesi dell'Ue hanno registrato, nel corso degli ultimi anni, una crescita rilevante. Nel 2013 il flusso di scambi commerciali tra l'Ue e la Russia è stato pari a circa 119 miliardi di Euro in Export e 206 miliardi di import (con un passivo europeo di circa 86 miliardi). Tale situazione pone Mosce in una posizione di forza rispetto anche ai partner europei, basti pensare che a seguito delle sanzioni e all'interruzione dei rapporti commerciali paesi quali Polonia e Romania si sono trovati in grande difficoltà per l'approvvigionamento di beni (soprattutto del comparto agroalimentare).
3) Militarmente la Russia è preparata ed addestrata non solo a combattere in un terreno difficile come quello Ucraino (basta ricordare che fino a poco più di vent'anni fa l'Ucraina era parte integrante dell'Urss e questo significa che i comandi russi hanno a disposizione mappe dettagliate, conoscenze specifiche sugli armamenti a disposizione degli ucraini essendo questi per lo più di provenienza russa), ma ad organizzare strategie di guerriglia attiva, come sta avvenendo nel Donbass. A differenza dell'esercito Ucraino, non coinvolto in operazioni militari dal crollo dell'Unione Sovietica, i militari Russi sono stati dispiegati in numerosi scenari attivi (si pensi soprattutto al Caucaso), ponendo Mosca in una posizione di vantaggio sia su Kiev che, finanche, su Washington.
4) Il programma di riarmo delle forze armate russe, annunciato nei mesi scorsi da Putin, ha proprio l'obiettivo di fornire ulteriore stabilità e superiorità logistica alle truppe russe. L'arsenale nucleare ancora attivo concede ancora l'applicazione della politica della deterrenza con le altre potenze, il che concede ulteriormente una posizione di forza allo scacchiere strategico del Cremlino.
5) L'acquisizione della Crimea, avvenuta nei mesi scorsi, e l'intervento militare in Georgia (Ossezia del Sud) hanno dimostrato l'effettivo potere politico, oltre che militare, russo. La comunità internazionale non ha potuto far niente, in entrambi i casi, se non prendere atto delle mutate condizioni imponendo un regime di sanzioni che al momento non hanno scalfito il governo Putin
6) Dal punto di vista politico il governo di Putin gode del larghissimo supporto da parte della popolazione russa e, al momento, non sembra poter temere rovesciamenti di fronte di alcun tipo. Questo permette al Cremlino sia di perseguire con maggiore tranquillità i propri obiettivi (fino a quando, certo, le eventuali perdite in termini di vite umane non dovessero essere elevate) strategici relativi alla riconquista terza, ovvero non ufficiale, dell'Ucraina.
7) L'Ucraina è sempre stato divisa tra filorussi, ad Est del Paese, – e filoeuropeisti (in passato si poteva anche parlare di filotedeschi) ad Ovest. Questo è dovuto a motivazioni geografiche, culturali e familiari che, soprattutto le ultime, saldano i rapporti tra i cittadini dell'area del Donbass e Mosca.
In sintesi: