Guerra in Libia, Maroni: “Stop ai bombardamenti, basta spendere soldi”
Basta spendere soldi per bombardare la Libia. E' questo quello che ha chiesto il Ministro dell'Interno Roberto Maroni durante il primo congresso della Uil-polizia. La Lega si smarca dal Pdl e torna a fare la voce grossa su una questione che da sempre divide l'esecutivo. "Spero si ponga fine alla guerra e ai bombardamenti. Solo con un governo, qualunque esso sia, si può gestire il fenomeno immigrazione altrimenti continueremo ad avere immigrati, immigrati, immigrati"- ha dichiarato Maroni. E il problema, per il ministro, è proprio la stretta connessione tra i bombardamenti e i flussi migratori verso il nostro Paese, perché "finché continuano i bombardamenti arriveranno profughi che vanno assistiti".
A suffragio delle sue considerazioni Maroni ha anche voluto richiamare quanto accaduto ieri negli Stati Uniti, dove la Camera ha bocciato la richiesta di Obama di ottenere nuovi fondi per l’offensiva in Libia. Maroni ha voluto sottolineare che "il governo italiano e quelli europei dovrebbero fare lo stesso e mettere i soldi per sviluppare la democrazia, non per le bombe".
Insomma la Lega sulla missione in Libia ha le idee chiare. E chissà che proprio sulla questione libica non si giochi la sopravvivenza dell'attuale maggioranza di governo. A qualche cronista che lo stuzzicava sul futuro dell'esecutivo, Maroni ha risposto di non avere la sfera di cristallo. Poi ha aggiunto: "io lavoro e se a un certo punto salta tutto vorrà dire che lasceremo quello che abbiamo fatto a quelli che verranno dopo di noi". Della serie "tutto può succedere".
Ma ormai tra Pdl e Lega tira una brutta aria. La pesante sconfitta alle elezioni amministrative e il raggiungimento del quorum al referendum sembrano avere raffreddato parecchio i rapporti tra Berlusconi e Bossi. Ora bisognerà capire se la maggioranza riuscirà a ricompattarsi su alcuni temi fondamentali quali appunto la questione libia, ma anche la riforma fiscale. L'alternativa, l'unica, potrebbe essere solamente il voto anticipato.