"Potete fare molto, cambiare tutto perché, almeno una una volta nella Storia, tutto cambi veramente. I treni del vero cambiamento passano poche volte nella vita, uno di questi rarissimi treni sta percorrendo in questi giorni la Sicilia. E se cambia la Sicilia, cambia l'Italia. E poi, forse, anche l'Europa. Non lasciate soli i vostri ragazzi". Ecco, escludendo l'eccesso di retorica, c'è da dire che le parole di Beppe Grillo fotografano bene ciò che sta avvenendo in questi giorni e soprattutto il modo in cui gli attivisti del Movimento 5 Stelle stanno vivendo la campagna elettorale per le regionali siciliane. Un momento fondativo, una sorta di rottura originaria dalla quale partire per "conquistare il Paese". Una mobilitazione che coinvolge persone diverse e lontane anni luce per storia, provenienza, età, formazione politica e culturale ("questione" sulla quale torneremo, visto che non si tratta necessariamente di un "punto di forza del Movimento"), ma che soprattutto si affida sia ai canali tradizionali (manifestazioni, comizi, iniziative, porta a porta) che a quelli "nuovi" (social network, streaming online eccetera).
Di contro, i partiti tradizionali sembrano decisamente sulla difensiva, sia nella scelta delle candidature che nell'atteggiamento in campagna elettorale, con quella che è stata ormai ribattezzata la "paura della piazza". Certo è che i sondaggi in qualche modo non sembrano restituire fedelmente l'immagine di ciò che invece sembra un'onda anomala, un fenomeno ancora in espansione ed il duello sembra limitato a Crocetta e Musumeci. Un risultato che però non mette in discussione un dato di fatto: la mobilitazione, spontanea, non finanziata e su base volontaria, del Movimento 5 Stelle che ha sostanzialmente "conquistato la piazza, riappropriandosi di uno spazio fondamentale nella vita democratica". In tal senso resiste solo la roccaforte del Partito Democratico, la sola forza politica ancora in grado di sostenere il confronto diretto (e non è un caso che i sondaggi su scala nazionale premino proprio le due formazioni).
Il punto, lo ripetiamo, è che mobilitazione, entusiasmo, volontà di cambiamento e di azione diretta sulla vita pubblica sono solo condizioni "necessarie ma non sufficienti" per una forza politica che aspira a guidare il Paese. E sembra ancora lunga e piena di ostacoli la strada del Movimento su piattaforma programmatica (alla quale stanno ovviamente lavorando, perché, al di là della propaganda, lo stesso Grillo si rende conto che il tanto sbandierato programma è incompleto e lacunoso), democrazia e trasparenza nella gestione interna (serve francamente a poco ripetere che "negli altri partiti è peggio", definizione di un orientamento "ideologico" e di alcune linee su temi etici – culturali – politici (in senso stretto) e strutturazione su base territoriale (anche se su questo punto l'approccio grillino è diverso rispetto ai partiti tradizionali). Un percorso complicato che per ora Grillo sta percorrendo anche grazie alla vecchia ma sempre efficace "sindrome da accerchiamento", presentando il M5S contro tutto e tutti, al centro di trame, intrighi e complotti e bollando di volta in volta come "ladri, truffatori, falliti" gli avversari politici e come "servi, ipocriti" e via discorrendo la quasi totalità di giornalisti ed opinionisti. Certo, finché funziona…