Grecia, Eurogruppo terminato. Si riprende domani: per ora, stop a richieste Tsipras
22.55 – Grecia declassata – Fitch ha declassato la Grecia da "CCC" a "CC". Lo ha afferma la stessa agenzia internazionale di rating in una nota, sottolineando che un default sul debito in mano ai creditori privati a questo punto è probabile.
20.25 – Eurogruppo terminato, domani nuova riunione: per ora, aiuti non prorogati – L'Eurogruppo sulla Grecia è appena finito. Si è deciso di convocare una nuova riunione per domani. "Non è possibile estendere l'attuale piano", ha scritto in un tweet il ministro finlandese Alexander Stubb.
19.50 – Merkel: "No a terzo salvataggio, prima il referendum" – Berlino non prenderà in considerazione l'ipotesi di un terzo salvataggio prima dell'esito del referendum, è quanto fa sapere la cancelliera Angela Merkel, mentre si sta tendendo la riunione dell'Eurogruppo per decidere sul futuro di Atene.
Ore 17.25 – La lettera che Alexis Tsipras ha inviato all’eurogruppo: nuovo programma di salvataggio dell’Esm della durata di due anni e una ristrutturazione del debito – Alla proposta di Juncker, il premier ellenico Alexis Tsipras ha rilanciato inviando una lettera per illustrare la sua controproposta. La Grecia chiede ai propri creditori un'estensione dell'attuale programma di bailout "per un breve periodo di tempo" al fine di evitare un default tecnico finché non sia approvato un nuovo pacchetto di sostegno finanziario.
Ore 17.00 – Alle 19 riunione straordinaria dell’Eurogruppo – Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha convocato una conference call dei ministri delle Finanze dell’area euro questa sera alle 19 “per discutere la richiesta ufficiale del governo greco ricevuta questo pomeriggio”.
Ore 15.35 – Giallo su offerta last-minute. Tsipras dice no ma poi ci ripensa? – Fonti europee ed elleniche, citate dal quotidiano greco Kathimerini, affermano che il presidente della commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha fatto un’offerta dell’ultimo minuto per arrivare ad un accordo entro la mezzanotte di oggi, quando scade il piano di aiuti. Tsipras avrebbe inizialmente rifiutato, ma poi – consigliato da alcuni ministri – avrebbe deciso di ripensarci. Anzi, di gestire una sorta di contromossa con integrazioni al piano europeo. Ma in realtà per Angela Merkel sarebbe già "troppo tardi". "C'è ancora spazio per trattare – ha precisato la cancelliera – ma non vedo soluzioni. Naturalmente anche dopo mezzanotte non taglieremo fili del dialogo, o non saremmo l'Unione europea. La porta resta aperta".
UPDATE ore 12.15 – Il ministro dell'economia greco Varoufakis in un'intervista al Daily Telegraph avverte che se Atene sarà costretta ad uscire dall'euro il governo "farà uso di tutti gli strumenti giuridici a cui ha diritto". "Valuteremo l'eventualità di un ricorso alla Corte di giustizia dell'Unione europea. I trattati europei non prevedono l'uscita dall'euro e noi non l'accettiamo. La nostra appartenenza all'eurozona non è negoziabile". Sulla vicenda si è espresso anche Piercarlo Padoan: "Massimo rispetto per le decisioni del popolo e del governo greco".
UPDATE ore 10.15 – Alexis Tsipras ha dichiarato: "Abbiamo un'arma nelle nostra mani: la ragione. Se vinceremo la paura non avremo nulla da temere. La democrazia vincerà. Il popolo greco dirà no alla sottomissione, alla disoccupazione e all'emigrazione dei giovani".
UPDATE ore 09.30 – Juncker, presidente della Commissione Europea, ha fatto un'offerta dell'ultimo minuto alla Grecia per arrivare a un accordo entro mezzanotte, quando scade il piano di aiuti: in un documento riservato si chiede al governo ellenico di far votare "sì" al referendum di domenica ed accettare il programma delle "istituzioni" in cambio di una ripresa delle trattative. Lo rendono noto fonti europee ed elleniche, citate del quotidiano Kathimerini online. Un portavoce del governo di Atene ha già spiegato che la proposta è stata ascoltata "con interesse, ma Alexis Tsipras voterà no al referendum di domenica".
Nella serata di ieri il Governo greco ha diffuso il testo del referendum su cui saranno chiamati ad esprimersi i cittadini ellenici domenica 5 luglio. "Deve essere accettata la proposta sottoposta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale all'Eurogruppo del 25 giugno 2015, composta da due parti che insieme costituiscono la loro proposta complessiva?". Se vincerà il no, ha ammesso Tsipras in diretta tv, "forse dovremo dire addio all'euro". Tuttavia "non credo che vogliano cacciarci dall'euro avrebbe conseguenze troppo pesanti in Europa. Credo piuttosto vogliano cacciare un governo che ha sostegno popolare, è una scelta politica". E che il governo abbia un forte sostegno, malgrado abbia chiamato i cittadini ad assumere una decisione di portata storica, lo dimostrano le piazze di tutto il paese. Decine di migliaia di persone ad Atene e a Salonicco hanno scandito il loro "no" alla proposta delle "istituzioni. "La folla in piazza Syntagma ci dà la forza – dice Tsipras – con calma e compostezza affronteremo minacce e ricatti".
Ma cosa accadrebbe se vincesse il sì? "Non sono uomo per tutte stagioni", dichiara il primo ministro ai giornalisti di Ert che gli domandano cosa farà se domenica i greci accetteranno le proposte dei creditori. Dal canto suo Varoufakis, ministro dell'economia, ha annunciato: "La Grecia potrebbe ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per bloccare l'espulsione dall'area euro, la cosiddetta Grexit".
Nella giornata di ieri intanto si sono susseguite le dichiarazioni da parte dei maggiori leader europei. Angela Merkel ha dichiarato che "il fallimento dell'euro sarebbe il fallimento dell'Europa", sostenendo che in realtà la troika ha avanzato proposte "generose". Juncker ha affermato di essersi sentito "tradito" e confermato che "la vittoria del no al referendum sarebbe un no all'Europa". In serata è intervenuto anche Barack Obama, che ha invitato il presidente Hollande a "riprendere i colloqui con la Grecia". I due leader "sono concordi sulla necessità di unire gli sforzi per facilitare una ripresa delle trattative e trovare una soluzione alla crisi greca il prima possibile assicurando ad Atene la stabilità finanziaria".