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Opinioni

Governo, primi intoppi per Matteo Renzi

Il Sindaco di Firenze voleva un incarico lampo, ma le resistenze di Alfano e i dubbi di Napolitano sulla composizione dell’esecutivo lo hanno costretto a frenare: servirà tempo per far quadrare i conti.
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Prima battuta d'arresto nella vorticosa corsa di Matteo Renzi verso la poltrona di Palazzo Chigi. Uno stop che arriva non tanto per una sua volontà di concedere tempo alla normalizzazione dei rapporti politici ed al rispetto di una certa prassi istituzionale, quanto piuttosto per le prime resistenze verificate da Napolitano durante il suo rapidissimo giro di consultazioni. Ovviamente il vero problema è rappresentato dal rapporto col secondo (ma decisivo) azionista della probabile maggioranza, il Nuovo Centrodestra. Ieri sera Alfano ha spiegato chiaramente, non solo di aver bisogno di tempo ("almeno 48 ore") per decidere, leggasi per ragionare di poltrone ed incarichi, ma anche di "pretendere" un ruolo di elevato prestigio nell'esecutivo (leggasi posto da vicepremier e magari la conferma all'Interno) e infine di non essere disponibile a partecipare a "intese" sbilanciate a sinistra (leggasi: no ingresso dei vendoliani in maggioranza).

Sull'ultimo punto ci ha pensato Nichi Vendola a dare una mano a Renzi, spiegando che non vi sono né la volontà (il congresso lo ha vinto Fratoianni, da sempre indisponibile ad intavolare trattative con Renzi, problema che si ripresenterà al momento di tornare alle urne) né i margini di manovra (programmatici soprattutto) per entrare a far parte del Governo guidato dal segretario del Partito Democratico. Sulla questione "vicepremier" Renzi è invece possibilista, anche perché in fin dei conti si tratterebbe di un riconoscimento quasi dovuto e che potrebbe pesare molto sulla bilancia delle trattative per la composizione della squadra. Resta la grana del ministero dell'Interno, che il segretario Pd non vorrebbe lasciare nelle mani dell'uomo del caso Shalabayeva. È piuttosto la piattaforma programmatica a rappresentare un problema per Renzi, tanto che Marzio Breda sul Corsera spiega: "E tra gli spunti e gli «stimoli» su cui dovrà ragionare per lo scenario che si sta profilando, uno gliel’ha offerto Berlusconi, quando ha materializzato la possibilità di una doppia maggioranza (con il sostegno di Forza Italia, dunque, ciò che potrebbe produrre imprevedibili tensioni) sulla partita delle riforme".

Come poi spiegano in molti c'è il problema del ministero dell'Economia, che Renzi fino a qualche settimana fa pretendeva dovesse essere sempre a "guida politica". Nemmeno stavolta invece sarà così, in una situazione più complessa del previsto, come racconta Repubblica: "Nei giorni scorsi Renzi ha sondato Lucrezia Reichlin, con la quale i contatti non sarebbero stati positivi. Non sarebbe andata in porto nemmeno l’idea Bini Smaghi e ora salgono le quotazioni di Fabrizio Barca (ministro con Monti) che oltre a conoscere bene il Tesoro ha il pregio di essere un politico […] in corsa resta anche Pier Carlo Padoan, ex numero due dell’Ocse appena approdato all’Istat. Romano Prodi ha invece escluso categoricamente di poter sbarcare al Tesoro".

Rallentamenti che però non dovrebbero impedire la buona riuscita dell'operazione staffetta, con l'incarico commissionato da Napolitano nella giornata di domani e qualche giorno di tempo al segretario democratico per trovare la quadra. Resterebbero poi le tensioni interne al Pd, anche in relazione delle voci su un "appoggio" di Verdini all'operazione (anche Civati ha chiesto con forza una smentita). Ma le dinamiche di partito, per il momento, sono considerate da Renzi un problema secondario e totalmente gestibile.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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