Gli indignados sono la voce della crisi: parola di Barak Obama
Le proteste degli Indignados a Wall Street continuano per esprimere, appunto, la propria indignazione e rabbia contro un sistema capitalistico che sta facendo solo gli interessi delle banche e delle grandi corporazioni. Per il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, gli indignados sono la voce della crisi economica che sta attraversando il mondo intero e che “Chi protesta dà voce alla frustrazione che c’è nel Paese”, derivata da un calo occupazionale che si sta diffondendo ampiamente a causa da una massiccia crisi finanziaria che sta destabilizzando e indebolendo gli Usa. L’obiettivo principale, secondo Obama, è quello di “avere le banche e le istituzioni finanziarie in ordine, perché le peggiori conseguenze sono sempre quelle sull’economia reale”.
A rallentare la crescita degli Usa per Obama è anche il debito europeo, che, col tempo, potrebbe avere un decisivo impatto sull’economia statunitense: in tal senso, il Presidente degli Usa invita il Congresso ad approvare, in tempi brevi, il piano per il risanamento del Paese da lui proposto. Il piano, se verrà approvato dal Senato, aiuterà gli Usa a fronteggiare “un’altra recessione se la situazione in Europa dovesse peggiorare”. E a creare tanti nuovi posti di lavoro e, di conseguenza, un miglioramento della vita dei lavoratori che potrebbero nuovamente mettere in circolo l’economia. L’inquilino della Casa Bianca continua il suo discorso, affermando che l’economia odierna ha bisogno urgentemente di una “scossa”, siccome proprio l’influenza negativa proveniente dall’Europa potrebbe avere un “effetto concreto” sulla fragile economia del Paese.
L’Europa, però, non sarebbe l’unica a pesare negativamente sull’economia degli Usa. Per Obama, nel cerchio dei paesi che arrecano danno agli States, c’è anche la Cina che trarrebbe “vantaggio dalla debolezza degli altri e nel giocare con il sistema di scambi commerciali”: in questo modo, le esportazioni di prodotti dal paese orientale sono più sostenibili, poiché, grazie alle manipolazioni della valuta cinese, si abbassano anche i costi delle stesse esportazioni, e contemporaneamente, s’innalzano le tariffe per le esportazioni da Stati Uniti verso la Cina. La protesta degli Indignados continua anche sul web, attraverso i principali social network, come Facebook e Twitter dove le note, i post e i "cinguettii" di ribellione contro il sistema economico mondiale si fanno sempre più portavoci del malessere che aleggia nel mondo del lavoro e dell'occupazione.