Giuseppe Uva, 6 anni dopo nessuna giustizia: “Arriveremo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo”
Nulla di fatto. Bisognerà aspettare ancora, per sapere se la giustizia italiana riuscirà ad arrivare alla verità, sulla morte di Giuseppe Uva: il Gup di Varese Stefano Sala ha disposto nuove attività istruttorie nel procedimento a carico di sei poliziotti e un carabiniere. E finalmente, il 14 luglio prossimo, sarà sentito in aula Alberto Biggiogero, testimone di quella terribile notte del 14 Giugno 2008, quando con l'amico Uva fu portato in caserma. E lì Giuseppe avrebbe trovato la violenza, per poi morire in ospedale sette ore dopo. Dopo sei anni, la giustizia sembra ancora lontana. Ieri il Gup avrebbe dovuto decidere se rinviare a giudizio i sette imputati, oppure proscioglierli. Ma non ha deciso né l'una, né l'altra cosa.
Lo sfogo di Lucia Uva: "La colpevole sono io che l'ho fotografato sul tavolo dell'obitorio"
"Oggi è stata una giornata molto lunga e difficile – scrive la sorella di Giuseppe su Facebook – Il giudice doveva decidere se rinviare a giudizio i 6 poliziotti e il carabiniere che quella notte portarono Giuseppe in caserma. Ma anche oggi, come ormai da sei anni, non abbiamo avuto una risposta. Il giudice ha disposto che il 14 luglio dovrà essere ascoltato in aula Alberto Biggiogero, l’unico testimone oculare di quella notte. Quello che mi chiedo è: cosa succederà in queste due settimane ad Alberto? Verrà fermato per strada ubriaco e arrestato? Verrà trovato in possesso di droga? Gli faranno un trattamento sanitario obbligatorio? Si cercherà, come è stato fatto finora, di far passare Alberto per un testimone inattendibile? Non posso saperlo, posso solo sperare che il 14 luglio arrivi presto". Poi Lucia ricorda gli anni del pm Abate, rimosso poi dall'incarico: "Se ci troviamo in questa situazione – ricorda – è colpa di un pubblico ministero che per anni non ha fatto indagini a Varese, ed è colpa del Procuratore capo di Milano, che in tutti questi anni ha respinto le nostre richieste di avocazione". Poi aggiunge: "Giuseppe è morto come Gesù Cristo di freddo. La vera colpevole della morte di Giuseppe sono io, che l'ho fotografato sul tavolo dell'obitorio".
L'avvocato Fabio Anselmo: "Prescrizione alle porte, ma ci rivolgeremo alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo"
Sono ormai passati sei anni dalla morte di Uva, e "sono quattro anni che lottiamo con la Procura di Varese e in particolare coi magistrati Abate e Arduini per avere giustizia – afferma il legale – Sono quattro anni che tutti i giudici interpellati ci riconoscono il diritto sacrosanto ad avere un processo per la morte di Giuseppe. Sono quattro anni che chiediamo alla Procura Generale di Milano che vengano avocate le indagini sul caso Uva". Poi arriva il 30 giugno, il giorno in cui il giudice deve decidere sulla sorte del processo. Ma definisce "magmatico" il fascicolo delle indagini sottoposto al suo giudizio e dispone nuove indagini: "Il giudice ha definito magmatico il fascicolo delle indagini sottoposto al suo giudizio – sottolinea Anselmo – ed ha scritto di non essere in grado di prendere alcun provvedimento se non quello di disporre ancora nuove attività di indagine consistenti nell'esame del superteste Alberto Biggiogero e nella trascrizione di una telefonata recentemente intercorsa tra Lucia Uva e un altro teste Assunta Russo, avrebbe riferito di un ulteriore pestaggio di Uva avvenuto dentro l’ospedale e fatto oggetto di una nuova contestazione specifica da parte del procuratore Isnardi". Ma potrebbe essere troppo tardi, perché intanto "sono passati sei anni e la prescrizione è ormai alle porte per quasi tutti i reati contestati agli imputati". Se questo dovesse accadere, se la morte di Uva resterà senza verità e quelle drammatiche immagini del suo povero corpo saranno "prescritte" per la giustizia italiana, Lucia Uva e il suo avvocato andranno avanti: "Sarà un fallimento della giustizia italiana che ci obbligherà a rivolgerci alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo".