Giudecca, sesso con le detenute e molestie nel carcere dove lavorava Sissy: condannato medico penitenziario
Guido Lunardi, 59 anni, ex medico incaricato del carcere femminile della Giudecca a Venezia, ha patteggiato una pena di 18 mesi di reclusione per molestie a una detenuta. La notizia – riportata dal Gazzettino – fa riferimento a un'inchiesta della Procura di Venezia conclusasi fa con la sentenza di un anno e sei mesi di reclusione per il dottor Lunardi, medico della Ulss.
La denuncia
A fare scattare le indagini è stata la denuncia presentata da una detenuta di nazionalità rumena. La donna, oggi quarantottenne, ha dichiarato di essere stata vittima di molestie sessuali, quali baci e palpeggiamenti, all'interno dell'infermeria del carcere di Venezia da parte del medico incaricato, il dottor Lunardi. Nell'ambito delle stesse indagini è emersa una relazione del medico con un'altra detenuta – in carcere per aver ucciso il marito – durata per lungo tempo e di natura consensuale. Una circostanza che non costituisce reato, ma che porta alla luce i comportamenti contrari al regolamento adottati dal medico le mura dell'istituto di pena. Condotte, stando a quanto emerge dall'inchiesta, ascrivibili anche a un altro medico all'epoca dei fatti in servizio alla Giudecca e poi trasferito ad altro incarico. Proprio come Lunardi, infatti, il sanitario, aveva una relazione con una reclusa.
La Giudecca sotto i riflettori
I fatti gettano un'ombra sull'istituto diretto, all'epoca dei fatti da Gabriella Straffi e oggi passato sotto la guida di Antonella Reale, già direttore del carcere femminile di Padova. Il carcere della Giudecca, infatti è finito già sotto i riflettori per il tragico ferimento dell'agente penitenziaria Sissy Trovato Mazza, avvenuto mentre la giovane era in servizio esterno presso l'ospedale di Venezia. Il caso, sul quale oggi il difensore della famiglia Trovato Mazza, l'avvocato Fabio Anselmo, sta cercando di fare luce, ha fatto emergere una denuncia riguardante la presunta presenza di droga all'interno della struttura. Prima di restare ferita da un colpo d'arma da fuoco alla testa, la poliziotta aveva infatti segnalato alla direzione la presenza di droga che veniva introdotta e consumata tra le mura dell'istituto di pena.