Giornata della Memoria, 71 anni fa l’orrore della Shoah. Per non dimenticare
Il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’Armata Rossa entravano ad Auschwitz e liberavano i prigionieri sopravvissuti dal genocidio nazista. Sono passati 71 anni da quando il mondo ha conosciuto l’orrore della Shoah. Oggi per ricordare gli oltre 6milioni di ebrei che trovarono la morte nei lager si celebra il "Giorno della Memoria". È stato così designato il primo novembre 2005 dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 definiscono le finalità e le celebrazioni a memoria dello sterminio del popolo ebraico:
Art. 1
La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche’ coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
Art. 2
In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto e’ accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinche’ simili eventi non possano mai piu’ accadere. La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara’ inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Roma, addi’ 20 luglio 2000.
Giornata della Memoria, perché è importante non dimenticare
Da quel 27 gennaio di 71 anni fa è un obbligo ricordare le atrocità dello sterminio e le persecuzioni del regime nazista. Benché ricordare sia doloroso soprattutto per chi è stato protagonista di una vicenda storica di una ferocia inaudità, tutti abbiamo l’obbligo morale di contribuire con ogni mezzo ad educare al bene affinché non riviva la disumana follia del Nazismo. 71 anni sono passati da quell’orrore e sono ormai pochi i sopravvissuti ancora in vita che portano impressa sulla pelle la testimonianza dell’Olocausto. Per non dimenticare, c’è chi ha deciso di compiere un gesto "estremo": farsi tatuare sul braccio il numero che era stato dei genitori, dei nonni, di un familiare. Del resto, una volta entrati in un campo di concentramento si perdeva lo status di persona e si diventava un numero. Uno dei più noti è sicuramente il 174.517:il numero tatuato sul braccio di Primo Levi nel febbraio del 1944, quando fu trasferito nel lager di Monowitz, a pochi chilometri da Auschwitz. In questa giornata vogliamo una delle pagine più drammatiche della storia dell’uomo con due sue frasi: “Resta solo una cosa da fare, portare testimonianza”. E ancora: “È avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”.
Uno dei sopravvissuti è Alberto Mieli, che ha ricordato il suo dramma ai nostri microfoni: