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Gianfranco Fini rischia il processo: la procura chiede il rinvio a giudizio per riciclaggio

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, accusato dai pm di Roma di riciclaggio. Rischiano il processo anche la compagna Elisabetta Tulliani e il padre e il fratello della donna, Sergio e Giancarlo Tulliani.
A cura di Stefano Rizzuti
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La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex presidente della Camera Gianfranco Fini, accusato dai pm di Roma di riciclaggio. Il pm Barbara Sargenti ha chiesto il processo anche per la sua compagna Elisabetta Tulliani, oltre che per il padre e il fratello di quest’ultima, Sergio e Giancarlo, e per il ‘Re delle slot’ Francesco Corallo. Fini e la famiglia Tulliani sono coinvolti in una serie di operazioni finanziarie come quella legata all’appartamento di Montecarlo che una contessa aveva lasciato in eredità ad An, partito di cui Fini era leader, prima che Giancarlo Tulliani lo acquistasse con i soldi di Francesco Corallo attraverso due società off-shore.

La spesa per l’acquisto di quell’appartamento fu di poco superiore ai 300mila euro nel 2008, mentre la cessione dello stesso immobile nel 2015 valse un milione e 360mila dollari. Questa compravendita sarebbe avvenuta, secondo quanto dichiarato da Fini, senza sapere che dietro ci fosse il cognato nonostante la sua autorizzazione. In tutto i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio di dieci persone, tra cui anche l’ex parlamentare di An Amedeo Laboccetta, deputato napoletano di Forza Italia.

I pm spiegano che gli indagati avrebbero “trasferito tra il 2004 e il 2007 la liquidità illecitamente accumulata (oltre 50 milioni di euro) dai conti correnti della concessionaria (stabile organizzazione in Italia di Atlantis/BPlus) verso conti correnti esteri olandesi, ed inglesi di altre società del Gruppo Corallo, e successivamente, verso un conto corrente di società offshore acceso a Saint Maarten (Antille Olandesi), sempre riconducibile al promotore e capo dell'associazione, Francesco Corallo, in modo da ostacolarne l'identificazione della provenienza delittuosa e di poterla definitivamente impiegare in acquisizioni immobiliari ed attività economiche e finanziarie”.

Tutto questo commettendo “una serie di reati di peculato, riciclaggio, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e appropriandosi di ingenti somme di denaro (oltre 85 milioni di euro) corrispondenti al mancato pagamento dei tributi erariali, dovuti dalla società concessionaria Atlantis World Group of Companies per l'attivazione e la conduzione operativa della rete, per la gestione telematica del gioco lecito mediante apparecchi da divertimento o intrattenimento”.

La procura crede che Fini insieme a Giancarlo ed Elisabetta Tulliani abbia “messo a disposizione i conti correnti” di alcune società “per ricevere ingenti somme di denaro dal conto corrente acceso presso la First Carribean International Bank e intestato alla Dawn Properties, riconducibile a Corallo con cui Fini aveva stretto intesa, e su cui era delegato ad operare in qualità di director Rudolf Baetsen, con la consapevolezza della provenienza delittuosa, consentendo la realizzazione del segmento finale del flusso di denaro tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia”.

Fini ribadisce la sua innocenza

La replica di Gianfranco Fini è arrivata poche ore dopo la notizia della richiesta di rinvio a giudizio: "La richiesta degli inquirenti era prevedibile, ribadisco la mia innocenza e confermo piena fiducia nell'operato della magistratura".

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