Gheddafi al Giornale: Tradito da Berlusconi, ma la gente è con me
Nelle scorse settimane i media lo davano arroccato nella sua fortezza; si concedeva alla piazza e alle telecamere soltanto per brevi apparizioni. Non è cambiato molto, adesso, però Mu'ammar Gheddafi si concede alla penna di un cronista italiano che sta raccontando la crisi libica di queste settimane. Nello specifico, il leader libico ha ospitato a Bab al Azizya, la cittadella fortificata al centro di Tripoli, il giornalista de “Il Giornale” Fausto Bilosavo, al quale ha concesso un’intervista esclusiva. Nel corso del colloquio, Gheddafi non smentisce l’atteggiamento degli ultimi tempi, lasciandosi andare a dichiarazioni a dir poco imbarazzanti.
Conferma di voler adottare la linea dura contro i ribelli e li accusa di non volere il dialogo, espediente che invece lui, secondo quanto dichiara a pochi giorni dal bombardamento di Brenga, ha provato a utilizzare. I ribelli, secondo Gheddafi, sono asserragliati dai terroristi e desiderano il suo intervento e quello dell’esercito per liberarli. Quando l’intervistatore fa notare che a capo del Consiglio nazionale dell'opposizione c’è anche l’ex Ministro della giustizia libico Mustafa Abdel Jalil e che quindi non tutti i ribelli sono terroristi, Gheddafi non molla la presa. Con forza afferma che si tratta soltanto di una facciata e che, contrariamente a ciò che si vede, il popolo ha paura dei “terroristi”.
Per ciò che concerne i piani futuri Gheddafi annuncia che l’avanzata per la riconquista della Cirenaica non lo preoccupa e che, se necessario, verranno uccisi i ribelli che non si arrenderanno alle sue truppe. In seguito ad essere puntiti saranno soltanto coloro i quali hanno capitanato la rivolta, verso la gente comune, verrà applicata la clemenza. Bilosavo poi si sofferma sulla questione Italia e sui rapporti d’amicizia che intercorrevano, prima della crisi, tra il colonnello e il Presidente Silvio Berlusconi. Ecco lo stralcio dell’intervista:
La Libia aveva un ottimo rapporto con l'Italia e lei personalmente con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Come giudica la netta presa di distanza e le mosse del governo italiano?
«Sono realmente shoccato dall'atteggiamento dei miei amici europei. In questa maniera hanno messo in pericolo e danneggiato una serie di grandi accordi sulla sicurezza, nel loro interesse e la cooperazione economica che avevamo».
Con Berlusconi c'era anche un rapporto personale…
«Sono talmente shoccato, mi sento tradito: non so che dire a Berlusconi».
Ma è vero che ci sono contatti con il governo italiano?
«Io non ho più alcun contatto con l'Italia e Berlusconi. C'è, però, la possibilità che il ministero degli Esteri libico e altre autorità siano in contatto con gli italiani».
Per ciò che concerne, invece, la questione energetica e i contratti tra la Libia con Eni e con gli altri fornitori per l’utilizzo del petrolio Gheddafi non mette a tacere l’allarme sul gasdotto, tutt’altro. Dice di auspicare una riconsiderazione degli accordi economici e sulla sicurezza con i partner europei e conferma che gli accordi con l’Italia potranno essere rivalutati qualora il governo italiano cadesse e al suo posto andrebbe al potere l’opposizione. Stessa cosa per le altre nazioni europee. Insomma Gheddafi non sembra voler concedere alcuna attenuante ai soci europei che gli hanno voltato le spalle.
Sull’istituzione della No Fly zone e sulla volontà di Sarkozy di voler intervenire militarmente in Libia attraverso bombardamenti aerei, Gheddafi afferma “Penso che il signor Sarkozy ha un problema di disordine mentale. Ha detto delle cose che possono saltar fuori solo da un pazzo”. Infine il giornalista conclude l’intervista domandando al dittatore libico se teme di finire come Saddam Hussein, il leader iracheno impiccato nel 2006 per crimini contro l’umanità; anche in questo caso la risposta di Gheddafi è suscita non poca perplessità:
No, no, la nostra guerra è contro al Qaida, ma se loro (gli occidentali) si comportano con noi come hanno fatto in Iraq, la Libia uscirà dall'alleanza internazionale contro il terrorismo. Ci alleiamo con al Qaida e dichiariamo la guerra santa.