Germania, nonostante la crisi la disoccupazione è in calo (ma a quale prezzo?)
La locomotiva d'Europa continua la sua corsa. Le nubi che sembravano addensarsi all'orizzonte tedesco, facendo ipotizzare che Berlino potesse conoscere sulla propria pelle l'effetto della crisi, sono sparite davanti all'inaspettata prestazione del mercato del lavoro nazionale che ha mostrato la diminuzione del numero dei disoccupati e registrando il dato migliore in assoluto degli ultimi tre anni. Secondo i dati rilasciati questa mattina dalla Bundesagentur für Arbeit (Agenzia federale per il lavoro, d'ora in poi solo Ba) sono 22mila le unità che nel corso dell'ultimo mese hanno trovato occupazione, di cui 18mila provenienti dall'ex Ovest e 4mila dall'ex Est, a fronte di un aumento previsto dei senzalavoro pari a 4mila unità. L'inaspettato aumento degli occupati, tuttavia, non ha modificato il tasso di disoccupazione nazionale fermo al 6.7 per cento, che in ogni caso rappresenta il tasso più basso dal 2012 (in Italia, secondo i dati rilasciati dall'Istat lo scorso agosto, il tasso di disoccupazione è pari al 12,3%, in diminuzione di 0,3 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,1 punti nei dodici mesi).
I dati dell'Agenzia federale per il lavoro
Il dato, affermano da Amburgo dove ha sede la Ba, rappresenta non solo il più alto incremento da Aprile, ma scaccia i timori secondo cui la Germania (a causa di cattive prestazioni come ad esempio l'aumento dei disoccupati registrato a settembre), potesse a breve entrare in recessione. “Le attuali incertezze del comparto economico non si sono riverberate sul mercato del lavoro – ha affermato il numero uno della Ba Frank-Jürgen Weise –. Non è sempre detto che ci sia una correlazione diretta tra la crescita del Pil e la disoccupazione, per questo non ci si deve far trarre in inganno dal singolo dato ciò, ma potremmo avere ulteriore crescita con un incremento del 1.2 per cento”. Nonostante le buone notizie provenienti da Amburgo, la Germania ha comunque chiaro di non poter dormire sugli allori.
La congiuntura a livello europeo è ancora negativa, le sanzioni verso la Russia rappresentano un grande problema per l'industria nazionale (e per quella di molte altre realtà dell'Unione, Italia compresa, viste le grandi perdite di commesse da parte di Mosca nonché le penali e le contro sanzioni volute dal Cremlino, a questo riguardo basti pensare che l'export tedesco verso la Moscova – dati aggiornati a mercoledì scorso – sono crollate del 26 per cento rispetto al 2013), le guerre in Ucraina e Medio Oriente e infine la decisione della Federal Reserve Usa di terminare la politica di Quantitative easing (in italiano alleggerimento quantitativo, forma di politica monetaria applicata nello specifico dal governo di Washington e, in estrema sintesi, finalizzata a creare moneta attraverso interventi diretti della banca centrale attraverso operazioni di mercato aperto), tutte concomitanze che hanno portato il governo della Cancelliera Merkel a tagliare le previsioni di crescita per il biennio 2014/15 motivando tale aspettativa negativa alle “crisi geopolitiche” in corso, sebbene il mercato interno venga ancora considerato intatto.
L'analisi
“Lo stato dell'economia è ancora buono e il mercato del lavoro è ancora relativamente sano – ha affermato alla Bloomberg Carsten Klude, capo della divisone strategica degli investimenti della M.M. Warburg & Co. di Amburgo –. Secondo quanto circola nel tessuto produttivo tedesco il terzo quadrimestre non dovrebbe essere negativo”. Le buone notizie per i lavoratori tedeschi vengono anche dal comparto aeronautico, poche ore fa la compagnia di bandiera Lufthansa – la seconda compagnia aerea europea – ha reso noto che a breve lancerà un programma di assunzioni che vedrà la creazione di circa 1.200 nuovi posti soprattutto per quanto riguarda il personale di volo. Questo grazie all'intenzione di ampliare, a stretto giro, il numero di slot e soprattutto la lunghezza delle tratte da ricoprire.
In questo quadro positivo per l'economia tedesca va, in ogni caso, sottolineato come l'aumento dei tassi occupazionali non sia legato necessariamente al miglioramento qualitativo e quantitativo dei salari. L'introduzione del salario minimo sta facendo capolino in Germania, questo perché i tempi di piena entrata in vigore della legge voluta dallo Spd non saranno brevissimi, e sono tanti se non tantissimi coloro che sebbene formalmente occupati si trovino ad affrontare grandi difficoltà di tipo economico e finanche sociale dovendo in molti casi accettare condizioni di lavoro durissime a paghe relativamente basse. Il servizio fornito dai job center se, da un lato, rappresenta una opportunità reale per trovare lavoro, dall'altro non ammette perdite di tempo o, per dirlo in altri termini, alcuna potestà decisionale da parte di coloro che sono alla ricerca di un'occupazione e – per diritti acquisiti nel tempo – godano dei sussidi alla disoccupazione. In molti definiscono i job center veri e propri gironi infernali da cui è difficile sottrarsi perché risucchiati troppo spesso da una quotidianità incalzante e tutt'altro che soddisfacente. Alcuni sostengono che questo rappresenta il compromesso tra la lotta alla disoccupazione di comodo (ovvero legata ai benefit derivanti dallo status di senzalavoro) e l'obiettivo della piena occupazione, ma è bene ricordare che l'aumento anche significativo degli occupati non rappresenta necessariamente il miglioramento delle condizioni vita od economiche.