Germania, arrestato a 96 anni il “contabile di Auschwitz”. Per i giudici è idoneo al carcere
Oskar Groening, anche conosciuto come il "contabile di Auschwitz", è stato giudicato idoneo a scontare la sua pena in carcere nonostante la sua età di 96 anni. A deciderlo è stato il tribunale di Celle, nel nord della Germania, di fronte all'appello presentato dall'ex ufficiale delle Ss, ritenuto colpevole nel luglio 2015 di concorso nell'omicidio di 300mila persone nel campo di concentramento nazista. "Sulla base dell'opinione degli esperti, la corte superiore regionale ritiene che il condannato può scontare la pena nonostante l'età avanzata". Verranno prese "appropriate misure precauzionali" per venire incontro alle necessità derivanti dalla sua età, hanno aggiunto i giudici, sostenendo che la carcerazione non viola i diritti fondamentali dell'anziano. Groening fino a questo momento ha vissuto a casa, malgrado la condanna, e tuttora non è chiaro se verrà tradotto in cella. L'ex ufficiale delle Ss lavorava ad Auschwitz, con l'incarico di contare, accumulare, e inviare ai superiori a Berlino denaro preso agli ebrei e agli altri prigionieri uccisi o messi ai lavori forzati, e inviandolo a Berlino.
Groening è stato condannato nell'estate del 2015 a quattro anni, più di quanto avesse richiesto il pubblico ministero. L'ex gerarca aveva ammesso il suo ruolo nel campo di Auschwitz, assumendosi la responsabilità morale delle sue azioni. Alla domanda sul perché si è macchiato dei crimini a lui ascritti, ha replicato: "Erano nemici del popolo tedesco", in riferimento ai prigionieri, e le SS ritenevano quindi "ragionevole" eliminarli. Nel corso delle deposizioni, il 94enne ha ricordato anche un drammatico episodio di quegli anni: una mamma ebrea tentò di nascondere il proprio figlio in una valigia, sperando di farlo sfuggire alla selezione, ma un soldato se ne accorse e gettò ripetutamente il contenitore contro un camion dell'immondizia. "Questo mi fermò il cuore – ha ricordato – e andai dall'uomo dicendogli ‘cosi' proprio non va".
Groening venne catturato pochi giorni dopo la fine della guerra dai soldati inglesi. Arrestato, venne condannato ai lavori forzati in Gran Bretagna per poi tornare libero e rientrare in Germania, dove riuscì a condurre una vita da ‘normale' cittadino. Per anni evitò accuratamente di esporsi e di parlare del suo passato. Poi, 40 anni dopo la fine della guerra, decise di raccontare pubblicamente la sua attività nel campo di Auschwitz. A spingerlo in tal senso fu la volontà di smentire alcune affermazioni negazioniste sull'olocausto che si stavano affermando in quel periodo. Ciò determinò però anche l'apertura di un procedimento giudiziario nei suoi confronti culminato con una condanna a quattro anni di carcere e con la decisione dei giorni scorsi di fargli scontare la pena in stato di reclusione.