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Ancora raid su Gaza, oltre 80 morti. E arriva la condanna dell’ONU

Dopo tre giorni di offensiva israeliana su Gaza il numero dei morti palestinesi avrebbero superato gli 80, di cui almeno 50 sarebbero civili, mentre prosegue la pioggia di razzi su Israele.
A cura di Susanna Picone
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Ore 19.00 – ONU: "L'uso eccessivo della forza è intollerabile" – Il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon condanna il lancio di razzi da Gaza, ma allo stesso tempo denuncia anche come "l'eccessivo uso della forza da parte di Israele sia intollerabile". Intervenendo a una riunione del Consiglio di sicurezza Ban si è detto preoccupato per la situazione in Medio Oriente.

Ore 13.30 – Netanyahy: "Nessuna tregua". Si aggrava ancora il bilancio delle vittime in Medio Oriente: sono almeno 80 i morti e 550 i feriti. Israele ha fronteggiato una tempesta di 365 razzi, una media di uno ogni 10 minuti, intercettati dal sistema difensivo Iron Dome per un buon 90%. Il premier israeliano Netanyahu ha fatto sapere oggi che con Hamas “una tregua non è in agenda”. L’Egitto intanto ha riaperto il valico di Rafah con la Striscia di Gaza per consentire l'ingresso nel paese dei palestinesi rimasti feriti nei raid.

Ore 10.15 – Il bilancio aggiornato delle perdite palestinesi a Gaza negli ultimi tre giorni di bombardamenti israeliani è pari a 73 morti. 73 morti, 550 feriti e 105 case distrutte, secondo quanto riferiscono i media locali. Tra le ultime vittime ci sono i componenti di una famiglia di Khan Yunis (nel Sud della Striscia) la cui abitazione, secondo fonti locali, sarebbe stata distrutta senza alcun preavviso. Nelle ultime 24 ore Israele ha colpito a Gaza 326 obiettivi, fra cui posizioni di lancio di razzi, tunnel terroristici, basi di addestramento militare, depositi di armi e comandi utilizzati a fini terroristici. Nello stesso lasso di tempo, secondo il portavoce militare israeliano, da Gaza sono stati lanciati 105 razzi: 82 sono caduti in territorio israeliano e di questi 21 sono stati intercettati in volo. Gli altri sono caduti in zone aperte. Intanto le sirene di allarme sono risuonate stamattina anche nella zona di Dimona, dove si trova la centrale nucleare israeliana, e nella zona di Mizpeh Ramon nel centro del Neghev.

Resta altissima la tensione in Medio Oriente. Quella appena trascorsa è stata la terza notte di raid aerei israeliani su Gaza. Tre differenti raid nel sud della Striscia di Gaza hanno provocato 14 morti, di cui 13 nella città di Khan Yunes. Un primo raid ha colpito una stalla uccidendo sei persone e provocando diversi feriti, in seguito in un altro attacco sono state colpite due abitazione e uccise tre donne e quattro bambini. Infine un terzo raid ha interessato il campo profughi di Nusseirat dove è morta una persona. Sono sessantaquattro le vittime di tre giorni di operazioni contro Hamas. Abu Mazen ha definito la situazione a Gaza un vero genocidio. Secondo una fonte militare israeliana, nella notte i velivoli dell'aviazione di Gerusalemme avrebbero colpito almeno 300 obiettivi nella Striscia di Gaza. Proseguono, malgrado la minaccia del presidente israeliano Shimon Peres, anche i lanci di razzi contro Israele. Due sono caduti nelle vicinanze della centrale nucleare israeliana di Dimona nel deserto di Neghev. Le sirene risuonano all’alba a Tel Aviv, dove si sono udite tre diverse esplosioni. Il sistema di difesa anti missili Iron-Dome ha intercettato  due-tre razzi sulla città e la sua area metropolitana. Già ieri il primo ministro Benyamin Netanyahu e il presidente Shimon Peres non hanno nascosto le intenzioni dello stato ebraico: “Se i razzi non cesseranno – hanno minacciato -, Israele estenderà l’intervento e l’operazione terrestre potrebbe essere inevitabile”. Su Israele in due giorni sono stati lanciati più razzi che in tutto lo scontro del 2012.

La situazione a Gaza al centro del vertice del Consiglio di Sicurezza ONU

E intanto oggi il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite terrà alle 10 (le 16 in Italia) una riunione d’urgenza a porte chiuse sulla situazione a Gaza: Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite, ha telefonato al primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e al presidente palestinese Abu Mazen oltre che al presidente dell’Egitto, Abdel-Fattah el-Sissi, ai leader dell’Arabia Saudita e del Qatar e al segretario di Stato Usa John Kerry. A tutti ha chiesto di fare pressioni sugli israeliani e i palestinesi affinché riprendano i negoziati di pace. La nuova ondata di violenze in Medio Oriente, ha detto Ban Ki-moon, aumenta il rischio di un’altra guerra vera e propria.

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