Garozzo 20 anni dopo Puccini, fioretto azzurro di nuovo vincente
Dal sorriso agrodolce di Fiamingo, che ha solo sfiorato l'oro nella spada, alla gioia incontenibile di Garozzo che a 24 anni riporta la scuola del fioretto maschile azzurro sul tetto del mondo. Dal sorriso spento di Rossella e da quel ‘brava comunque' che fa più male delle stoccate della Szasz all'urlo di Daniele che sfila la maschera e fende l'aria con l'arma in segno di trionfo. E' la 21ª medaglia quella conquistata dal siciliano, l'ultima ‘dorata' risaliva addirittura a vent'anni fa con Puccini, ad Atlanta 1996. La scherma tricolore si conferma serbatoio inesauribili di campioni e soddisfazioni.
Nel primo giorno di gare è stata la bi-campionessa del mondo nella Spada individuale, Rossella Fiamingo, a battere una ad una le rappresentanti delle nuove scuole, affrontando prima la canadese Leonora MacKinnon, poi è stata la volta della rappresentante di Hong Kong Vivian Man Wai, nei quarti di finale la sudcoreana Injeong Choi e in semifinale l’ostacolo più difficile, la fuoriclasse cinese Yiwen Sun. Una dietro l’altra, con finali da cardiopalma, Rossella è riuscita ad arrivare in finale, a trovarsi con quattro stoccate di vantaggio ma purtroppo a perdere contro un’altra atleta rappresentante delle vecchie scuole, l’ungherese Emese Szasz, ottenendo un argento che brucia tantissimo per la forma dimostrata dalla catanese in tutto il torneo.
Stesso tabellone pieno di insidie ha dovuto affrontare nel Fioretto maschile Daniele Garozzo. Prima ha battuto l’egiziano Tarek Ayad, bissando la vittoria poi contro l’altro fortissimo egiziano, Alaaeldin Abouelkassem, argento quattro anni fa ai Giochi di Londra 2012, ai quarti il campione di casa Guilherme Toldo e in semifinale il russo Timur Safin. In finale per lui c’era l’emblema di come la scherma abbia superato i confini delle scuole classiche, ovvero il giovanissimo americano Alexander Massialas, due volte argento mondiale nel 2013 e nel 2015 e vincitore contro il nostro Avola ai quarti dopo aver recuperato quattro stoccate nel finale.
Dopo un avvio perentorio dell’americano, Garozzo non si è disunito e ha sfoderato una scherma fatta di fantasia e colpo d’occhio eccezionale, che riporta alla mente i grandi nomi del fioretto maschile italiano. Erano venti anni, dalla vittoria di Alessandro Puccini ad Atlanta 1996 che un italiano non vinceva il fioretto individuale, con le nuove scuole che in questi anni avevano dominato grazie alle vittorie di un sudcoreano, Kim Yeong-Ho e un cinese, quattro anni fa Lei Sheng. Oggi, l’ultimo discendente della scuola che ha sfornato campioni indimenticabili come Nedo Nadi, Giulio Gaudini e Stefano Cerioni ha rivinto ancora una volta, dimostrando a tutti che tecnica e tradizione contano ancora molto nello sport globale.