“Fumavamo marijuana mentre Meredith moriva”, la verità di Raffaele Sollecito
“Honor bound” è un libro-confessione che uscirà tra pochi giorni, il prossimo 18 settembre, negli Stati Uniti. La firma è di Raffaele Sollecito, il giovane accusato in primo grado e poi assolto in secondo grado per il delitto di Perugia, quando fu uccisa la studentessa inglese Meredith Kercher. Sollecito ha deciso di scrivere un libro nel quale racconta la sua verità, i suoi ricordi di quell’inferno che ha vissuto per troppo tempo insieme a quella che fu descritta come la sua fidanzatina, l’americana Amanda Knox. Come lui anche la giovane di Seattle ha scritto un libro che uscirà nei prossimi mesi e per il quale la HarperCollins pagherà quattro milioni di dollari.
Il senso di colpa per non ricordare bene – Nel libro di Raffaele Sollecito, letto in anteprima dall’agenzia Associated Press, si trovano i ricordi “fumosi” di quella terribile notte, di quando Meredith fu uccisa. Ricordi non precisi perché Raffaele aveva fumato, insieme alla neo-fidanzatina Amanda, marijuana. Per colpa della marijuana, insomma, i due non possono descrivere al meglio ciò che avvenne. “Grandi ondate di indignazione e un fastidioso senso di colpa”, è quanto provava dunque Sollecito mentre trascorreva la sua prima notte in carcere. Poi la gioia per l’assoluzione, quando finalmente lo scorso 3 ottobre è stata riconosciuta la sua innocenza.
I baci tra Amanda e Raffaele dopo il delitto, ignari delle telecamere – Raffaele spiega inoltre il suo rapporto con Amanda, di come l’aveva conosciuta appena una settimana prima del delitto, di come si erano avvicinati, di quei baci e di quelle carezze scambiati a omicidio già avvenuto, ignari delle riprese dalle telecamere. Quei baci che forse alimentarono un “complotto” nei loro confronti fino a spingerli in galera. Chi deve restare in galera, invece, è Rudy Guede, il terzo imputato condannato dopo aver patteggiato. Per Sollecito, infatti, la vicenda di Meredith si spiega in questo modo, semplicemente con una rapina finita male.