Franco “Er Batman” Fiorito e i soldi pubblici intascati a sua insaputa
E' stato un interrogatorio fiume quello di Franco "Er Batman" Fiorito davanti ai magistrati della Procura di Roma che hanno voluto sentire la sua versione in merito all'inchiesta sulla gestione dei fondi del del Pdl alla Regione Lazio, nella quale l'ex capogruppo l'ex capogruppo del partito "azzurro" alla Pisana è indagato per peculato. Quasi otto ore di faccia a faccia durante le quali, mentre la Polverini faceva sobbalzare tutta la sua giunta con le voci (poi smentite dagli stessi consiglieri) di dimissioni, Fiorito ha tenuto fede alla linea già portata avanti nelle interviste di questi giorni: «Io non ho rubato nulla, i ladri sono altri» è, in sintesi, la difesa d'er Batman. A lui e solo a lui – ma è probabile che le cose cambieranno a breve- i pm contestano di aver rubato soldi pubblici, provenienti appunto dai fondi regionali destinati ai gruppi consiliari del Lazio, per fini privati: Bmw, Smart, yacht, ville e vacanze, tra le altre cose.
L'attenzione del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del pm Alberto Pioletti si concentra in particolare su 109 "autobonifici" che l'ex capogruppo avrebbe trasferito su alcuni sui conti correnti in Italia e in Spagna.
Cosa dice Fiorito in merito a quei soldi? «Mi sono stati assegnati perché mi spettavano di diritto come capogruppo e componente di commissione, e per regolamento – si giustifica – potevo disporne liberamente, mandandoli anche all’estero. Altri consiglieri del mio partito, invece, so che presentavano pezze d’appoggio senza che nessuno controllasse». Fiorito, in altre parole, ha descritto un «meccanismo diffuso in Regione, pensavo che fosse tutto in regola». Insomma, Francone avrebbe intascato quei soldi a sua insaputa. Un sistema al quale, però, afferma di essersi «opposto, ho stoppato l’abitudine ai rimborsi facili».
Come dimostrare la sua tesi della ruberia diffusa in Regione? Lo scrive il Corriere, sottolineando che appena giunto nella caserma dove si svolto l'interrogatorio
«consegna due scatoloni di documenti su otto consiglieri del suo stesso partito e un memoriale che serve a rilanciare su di loro accuse pesantissime sulla destinazione del denaro. Ma punta anche ai vertici e quando parla del «sistema» che aveva fissato le regole per la spartizione dei fondi si concentra sul presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, sul segretario Nazzareno Cecinelli e sulla stessa governatrice Renata Polverini».
Quella miriade di documenti sono la prove delle «spese folli con cene da migliaia di euro, viaggi e vacanze, compensi altissimi per assistenti personali, consulenti, portaborse» toccati non a Fiorito – o meglio non solo a lui – ma a vari membri del gruppo consiliare del Pdl laziale. Tra questi, Fiorito punta il dito contro il consigliere Pdl Giancarlo Miele, golosissimo di ostriche, a detto dello stesso Francone, e del consigliere Andrea Bernaudo, vicepresidente della commissione bilancio, grande amante dello champagne. Ma non solo prelibatezze per il palato. Secondo quanto affermato dall'avvocato di Fiorito a La Zanzara, i soldi dei contribuenti servivano anche per pagare altri piaceri: «E’ un porcile, hanno usato i soldi anche per fare fatturazioni false e per andare a puttane, cose che Fiorito non ha mai fatto» ha detto il difensore d'Er Batman alla trasmissione radiofonica su Radio24.
Il vero problema del caso delle spese pazze coi fondi del PdL è il regolamento secondo Taormina: «Tutto si basa su una delibera dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale – spiega a La Zanzara – che ha elargito milioni di euro prima a ciascun gruppo politico e poi a ciascun consigliere senza che la legge lo consentisse». E ciò che lascia ancora più perplessi di «questa delibera, illegittima e illecita, è che quei soldi non si possono restituire se utilizzati, ad esempio, per un vacanza». E per i toga party di De Romanis? O la villa abusiva sul Circeo di Fiorito?
Certo è che Fiorito sembra essere solo la punta dell'iceberg. Perché nel corso dell'interrogatorio, l'ex sindaco di Anagni è stato costretto a rispondere ad una importante domanda dei pm: «Perché le case nella sua disponibilità nella capitale non risultano intestate a lui?» riporta il Messaggero. «E si apre il capitolo dei prestanome. Dopo cinque ore di domande, Fiorito tira fuori l’archivio segreto. La contabilità che gli uomini del nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza avevano cercato dappertutto. Ed eccoli i conti del gruppo del Pdl alla Pisana. Squadernati foglio per foglio, fattura per fattura sulla scrivania dei magistrati. Le feste di Carlo De Romanis, i conti di Veronica Cappellari. "Abbiamo spiegato tutto. Forse ci sono stati degli errori, ma il problema era il regolamento", commenta alla fine Taormina».