Fornero: “Si parla troppo di articolo 18”
L'obiettivo del governo nel varare la riforma del mercato del lavoro è quello di "avere una flessibilità buona. La flessibilità cattiva si traduce in precarietà". A sottolinearlo è il Ministro Elsa Fornero che, in un'intervista rilasciata al Sky Tg24, è tornata sui temi caldi che infiammano il dibattito di questi giorni.
NON DEMONIZZARE IL POSTO FISSO- Per il Ministro del lavoro si parla troppo di articolo 18. Da canto loro, le sigle sindacati continuano a difendere strenuamente tale articolo, sul quale non intendono avviare alcuna trattativa. Per questo motivo, ai microfoni di Sky, la Fornero ha precisato che, in ogni caso, "nessuno potrà mai licenziare per motivi di discriminazione". Difficile, però, che i sindacati abboccheranno. Inutile negare gli attriti tra le due fazioni, anche se per la Fornero quella coi sindacati non sembra essere una guerra, ma solamente la via per cercare soluzioni a un problema comune. "Non la considero affatto una mia avversaria. La considero una persona con un ruolo importantissimo, rappresenta moltissimi lavoratori italiani" ha dichiarato il Ministro parlando di Susanna Camusso, leader della Cgil. Il Ministro è anche tornato sull'uscita poco felice del Presidente del Consiglio Mario Monti, che qualche giorno fa dichiarò che il posto fisso è monotono. "Nessuna demonizzazione del posto fisso" ha sentenziato la Fornero.
PAGARE DI PIU' LA FLESSIBILITA'- Il Ministro ha sottolineato come la riforma delle pensioni "aiuti i giovani, sottrae loro un onere, quello del debito che era un peso enorme sulle giovani generazioni". Nella riforma che l'esecutivo sta per varare sarà importante anche affrontare il problema della flessibilità del lavoro: l'obiettivo, in questo caso sarà quello di metter mano al perverso meccanismo "per il quale le imprese che hanno lavoro flessibile pagano poco. Se vuoi la flessibilità devi essere pronto a pagare di più". La Fornero, infine, ha detto la sua sulle contestabili esternazioni del Ministro Martone, quello che dichiarò che laurearsi a 28 anni è da sfigati. "Espressione infelice, non l'avrei mai usata. Ma non lo accuso, capita a tutti" ha concluso il Ministro.