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Formigoni, respinta la mozione di sfiducia per il governatore del Pirellone [DIRETTA]

Il Consiglio Regionale della Lombardia ha bocciato la mozione di sfiducia presentata dalle opposizioni nei confronti del Governatore. Il centrosinistra sperava, ma Formigoni è salvo grazie al sostegno della Lega.
A cura di Biagio Chiariello
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Formigoni il giorno della mozione di sfiducia al Pirellone

Ore 18.55 –  Formigoni su Twitter annuncia il suo salvataggio: 

Ore 18.37 – Al termine della votazione nell'aula del Palazzo della Regione Lombardia, c'è stato un battibecco tra l'esponente Pd Franco Mirabelli e gli assessori Andrea Gibelli e Romano La Russa.

Ore 18.26 – E' stata respinta la mozione di sfiducia, Formigoni si salva grazie alla Lega. Il Consiglio Regionale della Lombardia ha bocciato la mozione di sfiducia. Al termine di un dibattito durato circa 7 ore, i voti del Pdl e della Lega sono stati determinanti per dire "no" alla richiesta presenta dal centrosinistra (sostenuto dall'Udc). La votazione è avvenuta con voto palese. I "sì" alla mozione di sfiducia sono stati 28, 49 i "no" e nessun astenuto. Roberto Formigoni resta alla guida del Pirellone.

Ore 17.45 – Parla Formigoni: "Non me ne vado, vincerò anche nel 2015"-  "Credo che nel 2015 ancora questa maggioranza governerà dopo altri tre anni di buon governo in Lombardia". Lo ha detto Roberto Formigoni al Consiglio regionale nel dibattito sulla mozione di sfiducia nei suoi confronti. "Tutto quello che ci viene contestato non corrisponde a verità" aggiunge il Governatore, etichettando come "bufale" le notizie apparse sui giornali e in tv sul suo conto.

Il Consiglio regionale della Lombardia affronta oggi la mozione di sfiducia al governatore Roberto Formigoni. Un voto richiesto con decisione da tutti i gruppi del centrosinistra (e appoggiata anche dall'Udc), che puntano alle elezioni anticipate, dopo le inchieste giudiziarie che hanno coinvolto il Pirellone (prima fra tutte, quella sui presunti viaggi pagati da Daccò) e dopo i risultati delle elezioni amministrative. «Oltre la verità giudiziaria che compete esclusivamente alle istituzioni della Giustizia – si legge nel documento – vi è oggi più che mai la responsabilità e il dovere politico di azioni consapevoli della gravità di quanto è accaduto».  La Giunta sarebbe priva di «credibilità», ma anche di «iniziativa» nella ripresa della Lombardia in questo periodo di crisi economica. Al Palazzo della Regione la discussione è iniziata stamattina e si preannuncia già come una seduta fiume. La conclusione è prevista nel pomeriggio, con l'attesa replica del governatore. Formigoni difenderà quanto fatto da lui e dalla sua giunta in questi 17 anni di mandato, rimandando al mittente la richiesta di rassegnare le proprie dimissioni.

I numeri dicono che è quasi impossibile che la mozione venga approvata: Pdl e Lega contano, infatti, su ben 49 consiglieri contro i 31 di tutta l'opposizione. La bilancia pende tutta verso il centrodestra, ma resta da capire come si comporterà il Carroccio, anche perché nei giorni scorsi Matteo Salvini, nuovo segretario della Lega Lombarda, ha chiesto che Formigoni lasci l’incarico di commissario per l’Expo 2015. Richiesta che non è passata inosservata al Pd che da Salvini pretende coerenza: «E’ evidente – ha detto Franco Mirabelli del Pd – che Salvini sa che questa Giunta non è più in grado di governare, non ha più la credibilità né l’autorevolezza per farlo».

Prima di oggi La Lega non si era ancora espressa ufficialmente sull'affaire Formigoni. Ma la discussione in aula del Consiglio Regionale della Lombardia, sembra ormai indirizzata verso l'appoggio al Governatore anche da parte del partito di Padania. «Attacchi a Formigoni sono un pretesto per arrivare a nuove elezioni. Contro di lui nessun avviso di garanzia, solo inchieste mediatiche» ha detto il leghista Stefano Galli, ricordando che «non ci interessa quello che il Governatore fa in vacanza». Solidarietà a Formigoni anche da parte di un altro consigliere lombardo della Lega, Giosuè Frosio, che riconosce «l’impegno della Regione in campo ambientale, le chiedo, Presidente, di proseguire nel suo mandato».

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